domenica 29 luglio 2012

635 - la casa di Ninablu e le sue pareti trasparenti

che bello trovare nella mia posta una mail piacevolissima con tanto di disegno allegato!


è l'isola di Ninablu vista dal suo nuovo amico Gabriele.
Gabriele (4 anni) ha letto il libro assieme a Carla, una ragazza che sarebbe poi sua nonna :)
hanno osservato attentamente le illustrazioni, e: "il piccolo Gabri, mi ha fatto un sacco di domande" mi racconta la stessa simpaticissima nonna Carla. 
dopodiché Gabriele ispirato dalle avventure della bambina dell'isola ha preso carta e pennarelli e ha disegnato l'isola stessa, raccontandola così: "vedi nonna quello azzurro è il gabbiano che vola e che parla gabbianese, la casa di Ninablu è sulla scogliera e ha le pareti trasparenti, così lei puo' vedere il mare anche da dentro, ma adesso è fuori, così prende un po' d'aria."

che aggiungere? :)
grazie Gabri! mi hai fatto felice.

***

Ninablu che nel frattempo è venuta a conoscenza di questa deliziosa storia (io non so come quella streghetta faccia a sapere sempre tutto...) mi ha già informato che adesso pretende una casa con le pareti trasparenti. anzi, è indignata che io fino ad ora l'abbia fatta abitare in una casa normale.

Gabriele semmai mi fai tu da consulente architettonico?  :)

***

un saluto e un abbraccio da tutti noi dell'isola!


mercoledì 25 luglio 2012

634 - il ritorno delle case di mare

mi sono accorta che era un po' che non apparivano nei miei dipinti...
mi ero concentrata, negli ultimi tempi, su altri soggetti, dimenticando la realtà dove vivo quotidianamente.
e così rieccole. 
le vecchie, rassicuranti, intime case di mare.
anzi, di isola.
più case di mare di loro non ce ne sono :)


"Gli abitanti delle isole" misura cm 40 x 40, è dipinto su legno con tecnica mista, ed è nel mio shop pronto a raggiungere case ed abitanti di qualsiasi luogo :)


lunedì 23 luglio 2012

633 - la donna che attraversa il mondo

"Nei viaggi capita di incontrare dei solitari molto speciali. [...]
Una volta incontrai un solitario che non avrei mai dimenticato. Una donna. Non ne ricordo il nome, ma la faccia ce l'ho stampata davanti. 
Avrà avuto quarant'anni e pareva uscita da un altro tempo. Abbronzata come un boscaiolo, portava i capelli a caschetto, tagliati alla buona. C'era qualcosa di medievale in lei. [...] Sulle spalle aveva uno zaino e a tracolla una bisaccia da cui sbucava un quadro a tempera. Io passavo da lì, in gita col mio compagno preferito, Virgilio, e la donna - accortasi che parlavamo italiano come lei - ci chiese la strada per un altro villaggio. [...] 
Era un tipo speciale. Viveva di ciò che dava il bosco. "D'autunno" disse "è impossibile soffrire la fame. Trovo uva, castagne, bacche di ogni tipo. E poi mi regalano zucche, patate."
Spiegò che veniva dalle valli del Friuli Orientale e andava a piedi a un santuario in località Strugnano, in alto nell'Istria. 
Pregava spesso, ma non era cattolica e nemmeno cristiana. Le sue divinità erano effigiate in piccole icone indiane, riposte nella bisaccia. Il santuario lo cercava solo per ascoltarne l'energia segreta. [...] 
Poi ci narrò la sua storia. 
Viveva in una grotta, e si preparava all'inverno raccogliendo la legna del bosco. Le chiedemmo come si procurava il cibo. Spiegò che ogni tanto scendeva a valle per prestare lavoro in cambio di cibo. Niente denaro, l'aveva bandito dalla sua vita. Il resto era eremitaggio puro, senza trucchi. Una scelta di vita: per vivere, non per suicidarsi in spazi selvaggi o scrivere libri alla moda. 
Era piemontese, figlia di ricchi industriali, e aveva mollato il suo mondo da vent'anni. Della vecchia pelle aveva rinnegato tutto, persino il cognome. Rifiutava di avere documenti e la polizia, comprensiva, le ristampava ogni tanto una denuncia di smarrimento della carta d'identità. 
Parlava senza nascondere nulla, quasi meravigliata che non la deridessimo. 
Non sfuggiva al mondo, lo attraversava e basta. 
A piedi era stata fino all'estrema Ucraina, quattromila chilometri dormendo "dentro i covoni" nei mesi freddi. Poi l'avevano trovata senza passaporto dalle parti del Don e l'avevano messa in galera con l'accusa di spionaggio. "Lì ho imparato a cantare. C'era una donna dolcissima che mi insegnava ballate stupende. Sono stati i giorni più belli della mia vita."  
Le regalai un bloc-notes le dissi che non poteva non scrivere quelle cose. 
In cambio, lei ci offrì due mazzetti di fiori gialli, minuziosamente annodati con fili d'erba, poi se ne andò, soletta, verso la notte. [...]"
Paolo Rumiz - A piedi - Feltrinelli Kids


***

è da quanto ho letto questo straordinario ritratto che ho voglia di condividerlo.


da allora, mi capita spesso, specie quando sono sui "miei" sentieri, di pensare a questa donna.
scrivendo di lei mi chiedo dove sia adesso - in qualche sottile modo la sento amica.
e trovandomi infine a dover scegliere l'etichetta con cui taggare questo post, non ho esitazione: maestri.

sabato 14 luglio 2012

632 - decori di zucchina

ricordate? abbiamo alberi che vivono nel pomodoro e nella verza,  cuori che palpitano nella cipolla, boccioli di rosa al centro del radicchio.
oggi possiamo aggiungere che:


c'è un prezioso delicato decoro nel cuore della zucchina.

me ne devo ricordare la prossima volta che cercherò ispirazione per i motivi dell'abito di una qualche dama illustrata.

buon sabato :)

venerdì 6 luglio 2012

631 - Gertrude Jekyll ovvero fiorire con ritardo

"È troppo tardi ormai, è troppo tardi..." recita il ritornello di una vecchia canzone.
Quante volte anche noi ci ripetiamo questa frase?

Gertrude Jeckyll invece, lei sì che conosceva il segreto delle fioriture tardive.
Quelle che avvengono quando nessuno ormai se lo aspetta più, neanche quasi il fiore stesso.
Che un mattino si trova fiorito e sussurra: proprio io? Adesso?

Gerdrude Jekyll in un ritratto di Mary Norton, 1863

Miss Jekyll era stata un'artista per quasi la metà della sua vita.
Attorno ai cinquant'anni iniziarono a manifestarsi in lei problemi di vista per i quali, gradualmente, dovette rinunciare ai pennelli.
Si adagiò forse in un lamentoso rimpianto? Decise di passare le sue giornate da lì in avanti in preda a una nostalgia sempre più nefasta? Niente di tutto questo.

Gertrude Jekyll, tenace spirito vittoriano dalle molteplici risorse, semplicemente sostituì i pennelli con la vanga. E in quella che allora era davvero considerata un'età avanzata, si rivolse al giardinaggio quale personale sfogo creativo.

Questo fu solo il primo timido fiore di una sorprendente fioritura futura.
Già, perché Miss Jekyll, nei trent'anni che seguirono, progettò più di cinquanta sorprendenti giardini, scrisse quattordici libri e numerosi articoli, diventando, a tutti gli effetti, quello che tutt'oggi è: la musa di ogni vero giardiniere.

Miss Jekyll in giardino

Fiorire tardivamente significa continuare a sperimentare, pure quando il sogno, i sogni, non si sono avverati.
Continuare a crederci ed agire perché ciò accada.
Fiorire tardivamente significa essere più rilassate, e dunque, paradossalmente, alzare il tiro, perché nessuno ormai si aspetta più nulla, nessuno ci osserva più con aspettativa, nemmeno noi stesse.

the Manor House - Gertrude Jekyll, 1908

Capita spesso in giardino di credere ormai secche e sfinite piante che per un po' smettono di fiorire, o che addirittura non lo hanno mai fatto. Verrebbe voglia di tagliarle, facendo spazio al nuovo.

La prossima volta che accadrà aspettiamo.
La prossima volta che uno dei nostri gremlins ci canterà "è troppo tardi ormai, è troppo tardi" pensiamo a Gertrude Jekyll e la sua rigogliosa fioritura tardiva, voltiamoci dall'altra parte e smettiamo di ascoltarlo.

Scrivevo qualche mese fa che occorre ricordarci di fiorire dopo ogni pioggia.
Oggi bisogna che aggiunga: seppure con ritardo.


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