sabato 2 settembre 2017

85 cose su mio padre - e un regalo

Oggi mio padre avrebbe compiuto 85 anni. 
Gli sarebbe piaciuto questo numero importante, lo divertiva  l’idea di diventare vecchio; ci trovava qualcosa di irriverente. Avremmo fatto festa, avrebbe scartato uno a uno i suoi regali con il misto di calma, curiosità e svagatezza con cui li scartava, commentando ogni passaggio col solito modo divertente e divertito. 
Così non andrà: è questo il secondo compleanno che mio padre non passa assieme a noi.
Non per questo voglio che gli manchi il mio regalo.
Che gli dedico assieme a 85 ricordi che lo riguardano.
Uno per ogni anno.
E buon compleanno ba’!

***

1 - Emilio Attilio Federigo era nato nel 1932 a Porto Santo Stefano di Monte Argentario

2 - Quarto e quinto di cinque figli, il fratello e, due anni dopo, lui erano nati dopo un lungo respiro genitoriale, trovando due sorelle e un fratello adulti, e due genitori quarantenni che in poco tempo sarebbero diventati anche nonni

3 - La madre non aveva avuto il coraggio di dire al suo primo figlio, soldato di marina in navigazione da molto tempo, che era nato questo ultimo fratellino. Alla sua prima licenza andò ad accoglierlo alla stazione con un neonato in braccio, e lui dopo averla baciata e abbracciata la guardò e interdetto chiese: ma lui chi sarebbe?

4 - La sorella maggiore aveva quindici anni più di lui e lo trattava come un figlio bambolotto. Quando la madre rientrava da lavorare e lo chiamava giù dalle scale, lei si affacciava dicendole: ssshhhh! Fai piano che me lo svegli! Mia nonna la guardava e le rispondeva: guarda che è mio, mica tuo

5 - La sua unica immagine da bambino lo ritrae accanto al fratellino nella foto di famiglia scattata al matrimonio della stessa sorella 

6 - Entrambi i bambini indossano guantini bianchi

7 - Ci raccontava poi che ricordava quell’evento, ma soprattutto ricordava i guantini bianchi e il divieto di sporcarli. Era rimasto un giorno intero senza toccare nulla per il timore di infrangere la promessa

8 - Il padre, mio nonno Giuseppe, era telegrafista, figlio di telegrafista; ai cinque figli, lui e la moglie Alfa, che sovente lo aiutava nel lavoro (più che un lavoro, a quei tempi, quasi una missione) avevano insegnato, prima ancora che l’alfabeto italiano, l’alfabeto Morse; tra loro in casa erano tutti capaci di comunicare, come in una sorta di linguaggio segreto, a suon di linea punto punto linea

9 - L’ultimo figlio di Beppino il Telegrafista era stato poi, principalmente e per sempre: un bambino di mare

10 - La loro casa, era anche, in parte, sede di un albergo, e si chiamava Palazzo Roseo; affacciava direttamente sugli scogli tanto che i due fratelli uscivano dalla finestra della loro camera e si tuffavano in acqua a loro piacimento; dal primo Marzo, a fine Novembre

11 - Il suo sogno infantile era stato così, naturalmente: andare per mare, navigare; aveva anche studiato per farlo

12 - Ma al momento di intraprendere la vita da marinaio aveva drammaticamente scoperto di soffrire la navigazione al chiuso in modo totale e debilitante

13 - Per fortuna non soffriva affatto né sui guzzi, né in barca a vela, e in quel modo poté comunque navigare per tutta la vita

14 - Proprio durante una di queste navigazioni selvagge era accaduto che la barca che li aveva accompagnati, lui e un paio di amici, li avesse poi dimenticati, ripartita per altri giri, la sera, su una delle isole qua attorno. Avevano trascorso lì una notte da naufraghi. Una grande e indimenticabile avventura

15 - Il bambino di mare era crescendo diventato uno spericolato ragazzo di mare

16 - Rimaneva sott’acqua, ovviamente senza ossigeno, così a lungo, che ogni volta da riva si allarmavano dicendo: stavolta è morto

17 - Era anche un gran corridore. Da ragazzino mio nonno lo mandava a consegnare i telegrammi che arrivavano a una certa nobile signora che viveva in una villa isolata e arroccata dall’altra parte del promontorio, in cambio di cinque lire. Lui faceva la lunghissima e ripida strada tutta di corsa, andata a ritorno

18 - A missione compiuta, riscosse le cinque lire, in un ultimo sforzo correva alla latteria e comprava cinque gelati da una lira, per mangiarseli uno per volta

19 - La lattaia gli diceva sempre: figlio mio, ma compratene uno da cinque! Ma lui, bambino preciso e deciso, preferiva cinque da uno. C’era molto più gusto

20 - Era diventato zio a sei anni

21 - Assieme al fratello e a uno dei nipoti avevano, ragazzini, costruito una radio con cui sentivano Radio Londra

22 - Adorava, di amore vero e puro, la musica

23 - Gli piaceva ballare, anzi, di più: era un bravissimo ballerino, con un senso del ritmo innato

24 - Gli piaceva anche cantare e aveva imparato da solo a suonare la chitarra

25 - E così da giovanissimo era diventato parte di un piccolo gruppo musicale

26 - Si chiamavano I Marineri e animavano tutte le feste di questa minuscola parte di mondo

27 - Tra le tante sue passioni era anche la fotografia. Si era ricavato in bagno una piccola camera oscura nella quale avrebbe sviluppato, negli anni, migliaia di immagini

28 - La sua infanzia e giovinezza erano state serene e divertenti, fino a che la guerra e la tragedia avevano bussato alla loro porta 

29 - Il fratello maggiore, ventisettenne, era stato dichiarato disperso nella battaglia di Capo Matapam, avvenuta nelle acque a Sud del Peloponneso tra il 28 e il 29 Settembre del 1941

30 - Alla notizia erano seguiti lunghi mesi di ricerche, richieste, lettere andata e ritorno, speranze e angoscia, fino a che, due anni dopo, il disperso era stato ufficialmente dichiarato morto

31 - Mio padre aveva allora undici anni e aveva visto questo suo fratello forse una decina di volte in tutta la vita

32 - Da quel momento sua madre, una donna allegra, vitale, piena di talenti, si era chiusa in un suo lutto profondissimo e inaccessibile dal quale non era riemersa mai più completamente

33 - E mio padre, ultimo figlio ancora bambino, era stato permeato da tutta quella malinconia, che gli rimase dentro come una lieve traccia sempre presente

34 - Era diventato, per mia nonna, il figlio fondamentale. Lo portava con sé in chiesa dove rimaneva raccolta in preghiera per tutto il pomeriggio, fino a che mio padre, esausto, si addormentava disteso su una panca

35 - Il lutto della madre lo aveva reso anche particolarmente protettivo nei suoi confronti. Lui avrebbe amato viaggiare, girare il mondo: era uno spirito estremamente libero

36 - Una delle prime mete sarebbe stata il suo mito personale: Capo Nord

37 - Così facendo avrebbe però portato alla madre preoccupazioni, dispiaceri

38 - Aveva così rinunciato, per adeguarsi a una vita stabile, anche se sempre ricca di piccole scoperte e curiosità 

39 - A diciotto anni, finita la scuola, e riposto il sogno delle navigazioni, era andato a lavorare con il padre all'ufficio telegrafico

40 - Grazie a quei primi guadagni era diventato l’orgoglioso proprietario di una Vespa verde

41 - Erano gli anni cinquanta, anni di musica americana, pomeriggi al cinema, uscite in barca, lunghe nuotate

42 - Agli inizi degli anni sessanta aveva poi conosciuto mia madre, più giovane di lui di dieci anni: in breve tempo si erano innamorati, fidanzati, sposati

43 - Nel giro di un anno, un pomeriggio di dicembre ero arrivata io, la prima figlia

44 - Era un padre divertente, quasi mai severo, molto fiducioso nelle mie doti di bambina coraggiosa e spericolata

45 - Appena duenne mi aveva lasciato ad aspettarlo sulla porta di un negozio non molto lontano da casa perché aveva dimenticato qualcosa e doveva tornare a prenderla

46 - Mia madre vedendolo rincasare e sentendo dove mi aveva lasciato, sola, era sbiancata perdendo alcuni anni di vita 

47 - L'aveva rassicurata dicendole che mi aveva spiegato bene tutto, sicuramente non mi sarei mossa

48 - E difatti lì mi aveva ritrovato, calma e tranquilla

49 - Mia madre ancora da anziano lo rimproverava per quel fatto pericoloso e lontano 

50 - Lui faceva spallucce ridendo

51 - Ogni mia sera di bambina tornava a casa con un piccolo regalo, cose tenere e curiose

52 - Una lampada ad olio

53 - Un portagioie a forma di castagna

54 - Una scatolina di legno intarsiata e dipinta in oro

55 - Un ciondolo d’argento smaltato a forma di gatto

56 - E quando avevo avuto l’età per capire, anche se ancora molto piccola, mi aveva messo di fronte a lui, seduti al tavolo di cucina, con calma e precisione aveva disegnato la rosa dei venti e mi aveva insegnato a riconoscerli. Ancora oggi, ovunque io sia, basta guardarmi attorno per capire che vento sta soffiando e cosa porterà. 
Con l’alfabeto Morse non ha avuto invece lo stesso successo

57 - Mi avrá scattato, e sviluppato, tremilasettecentocinquantatré (bellissime) foto

58 - Girato decine di film a pellicola

59 - Registrato altrettante bobine col registratore Geloso, in cui assieme cantiamo con lui che suona la chitarra

60  - Lo stesso ha fatto con mia sorella, arrivata cinque anni dopo di me

61 - Era un grande rimatore

62 - Capace, come nella migliore tradizione toscana, di andare avanti per ore inventando sestine o ottavine su qualsiasi argomento

63 - Conosceva e ricordava anche decine di filastrocche paesane, buffe e astruse. Allo stesso modo sapeva e raccontava decine di storie vecchie come il tempo, ricche di banditi, sapienti contadini, matti del villaggio

64 - La sua più grande dote, da tutti conosciuta e riconosciuta, era un naturale sense of humour molto english style

65 - L’indole malinconica appresa dalla madre, e una sua innata gentilezza, la nascondevano molto bene

66 - Ma bastava rimanere con lui pochi minuti per trovarsi a ridere per una fulminante battuta detta con la più assoluta e pacata normalità 

67 - Questa dote, assieme al fatto che suonava e cantava benissimo, lo rendevano ospite ambito e anima di ogni festa

68 - Noi familiari conoscevamo però anche i suoi silenzi, i momenti di scoraggiamento, quelli in cui si assentava dal mondo rimanendone fuori anche per ore

69 -  L’unica cosa da fare in quei momenti, lo sapevamo, era rispettarli aspettando che, così come erano arrivati passassero, cosa che puntualmente avveniva. Non ci diceva mai dove era stato in quelle ore. Era sempre e solo un suo segreto

70 - Temeva la violenza fisica. Da lui non ho avuto mai uno schiaffo. Bastava però che mi guardasse perché io capissi al volo che così non andava per niente. E se voleva, sebbene accadesse di rado, poteva colpire con la lingua molto più ferocemente che con una spada

71 - Era, inconsapevolmente, un grande profeta dell’impermanenza

72 - Le sue due massime preferite erano infatti: Tutto viene e passa e Tanto tra cent’anni siamo tutti morti

73 - Se sono diventata zen lo devo anche a questo

74 - Instancabile camminatore, conosceva questa isola-promontorio a memoria e la poteva percorrere, per intero, in un solo giorno

75 - Allo stesso modo ne conosceva fauna e flora: le erbe selvatiche non avevano segreti per lui, così come alberi, versi di animali, correnti marine, rotte di uccelli migratori. Il suo orto, vanto e orgoglio, era così bello e armonico da sembrare dipinto

76 - Non era però capace di cucinare niente. La prima e unica volta che provò a preparare un caffè non mise l’acqua nella moka, rendendola così incandescente che per poco non incendiò la casa

77 - Pur molto posato aveva un lato bizzarro con cui a volte esordiva: e se mi facessi crescere i capelli per farmi una coda? E se mi mettessi un orecchino? Pendente, come i vecchi marinai. Erano attimi, in cui però percepivamo con chiarezza da quante personalità fosse abitato. Una di queste indossava camicie hawaiane, aveva una lunga coda e un orecchino pendente. E probabilmente faceva il musicista girovago

78 - Quando in prossimità dell’ottantesimo compleanno si rese conto che stava perdendo la memoria non ci disse nulla. Uno dei suoi segreti malinconici.
Quando la cosa cominciò a rendersi evidente ci scherzava dicendo: n’antranno è peggio

79 - E quando per la prima volta lo trascinammo dal medico perché dimenticava tutto, fu molto recalcitrante. Non ne voleva sapere. Cercava in tutti i modi di non renderlo evidente

80  - Ci riuscì talmente bene che il medico, uno specialista affermato, venne ingannato alla perfezione da quest’uomo buffo e divertente: mio padre

81 - Ma la malattia avanzava facendo il suo corso e in breve tempo non fu più possibile nasconderla e ignorarla. Una dopo l’altra cancellava intere parti della sua vita fino a che ne rimase solo l’essenza, data dalla sicurezza dei visi amati, e la musica

82 - L’ultimo Natale trascorso tutti assieme fu anche il suo ultimo Natale. Durante il pomeriggio io e mia sorella lo portammo a fare una lunga passeggiata. Indossava una sciarpa azzurra e blu, aveva freddo, era felice

83 - Mentre tornavamo a casa mi chiese se potevamo fermarci dal ferramenta: doveva comprare ami e lenze per suo padre 

84 - Ho dei suoi ultimi giorni una serie di immagini indelebili: lui a letto con una tshirt azzurra da ragazzo. Lui che beve succo d’arancia con la cannuccia e poi a un certo punto sbaglia e invece di succhiare soffia. Lui che canta sommessamente mentre lo laviamo. Lui nel letto del Pronto Soccorso. Lui, respiro lievissimo, la notte in cui perse per sempre conoscenza. Il suo corpo grande e forte, l’ampio torace, le macchine che segnano battiti e pressione, quel respiro leggero, io che vorrei cantare per lui, e lo faccio, sottovoce, mentre un giovane medico passa a controllare di tanto in tanto, affettuoso e discreto. Le ultime ore che trascorro da sola con lui. La morfina. Gli occhi velati che mi guardano: mi vedi babbo? Io che gli sussurro qualcosa all'orecchio: mi senti? Mia madre che la mattina dopo ci chiama: è ora. Sono le sette del 4 Agosto. Per strada non c’è ancora nessuno, tutto è calmo, quieto. La radio trasmette Life on Mars. Quando arriviamo al parcheggio dell’ospedale si leva dalla laguna un volo di uccelli. Per accedere alla sua stanza dobbiamo suonare. Ci aprono, entriamo. Il tracciato del suo cuore è piatto e lui un po' spettinato, come venisse da una lunga corsa. Ciao babbo

85 - Il giorno successivo, durante la sua prima uscita col vestito buono adagiato comodo nella sua nuova dimora, nel brevissimo tratto dall’obitorio al furgone funebre scende improvvisa una pioggia leggera che bagna il legno. Mi viene naturale allungare la mano per asciugare le gocce, ma la ritiro perché… non so il motivo. Ma so che è giusto così.

***

E ora il regalo.
Hai di nuovo diciotto anni Emilio.
Hai una moto, una coda e un orecchino pendente.
Tuo fratello è appena tornato dalla guerra e in casa tua è festa.
L’estate sta finendo, tra poco sarà il tuo compleanno.
Indossi una maglia di cotone blu sdrucita e confortevole.
Controlli l’ultima volta la tua sacca da viaggio. Il tuo primo in solitaria.
Inforchi la moto, accendi, dai gas.
La tua famiglia è sulla porta, tua madre ti bacia, un ultimo saluto a tutti e parti senza voltarti.
Destinazione: Capo Nord.



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