Tornavo da Milano in treno. Procedevamo molto lentamente, in quel punto, uguale dappertutto, disordinato, bello e brutto assieme, di quando la città lascia il passo ai campi. Eravamo in pomeriggio, in inverno. E accanto al convoglio, c'era un uomo in bicicletta che andava alla nostra stessa velocità. Dall'aspetto, da come era vestito, ho avuto l'impressione che stesse tornando a casa dal lavoro. Ma quello che mi aveva colpito di più era stata la sua aria divertita, scanzonata: pedalava come se stesse facendo la cosa più interessante e piacevole del mondo. Lo abbiamo avuto accanto a lungo, e quando alla fine il treno ha preso velocità, eravamo ormai completamente fuori dalla città. Ho continuato a seguirlo finché ho potuto e all'ultimo sguardo, si perdeva con la sua bicicletta in una lunga strada di campagna. Quando è diventato un puntino lontanissimo ho preso il taccuino dalla borsa e ho scritto un titolo "La strada di Miro".
E poi tutto il suo continuo.
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l'inseparabile taccuino con la prima stesura, ad andamento di treno, de "La strada di Miro" |
Tornata a casa, avevo messo via tutte le cose che avevo con me quel giorno, taccuino compreso.
Con la sua storia dentro.
E che però, in qualche modo, continuava a chiamarmi.
Di sicuro sapevo che non avevo voglia di illustrarla. Era come se, avendola scritta, io sentissi di aver completato ciò che per quella storia io dovevo fare. Solo scriverla. Inoltre, dopo aver illustrato tante storie scritte da altri, avevo proprio voglia di vederne una mia illustrata non da me.
Poiché, allora, quello poteva essere per me un sogno solo appena accennato (non avevo ancora pubblicato nemmeno Ninablu, che pure era già scritto) l'ho lasciata lì, senza più pensarci.
Qualche tempo dopo è arrivata la, per me sorprendente, esperienza
Feltrinelli (non ne ho mai parlato qui, magari un giorno lo faccio), subito appresso la casa Editrice
Mammeonline ha pubblicato
Ninablu, due eventi che mi hanno dato il coraggio e il permesso di pensare a me anche come autrice. Solo autrice.
Ho così lasciato passare qualche mese, dopodoché ho iniziato a parlare con l'editrice del nuovo progetto, spiegandole cosa mi sarebbe piaciuto; l'editrice ha letto la storia, e questa è piaciuta a lei.
Il primo passo era fatto.
Si trattava di trovare l'illustratore giusto.
E poiché io il sogno lo avevo sognato completo, per me l'illustratore di Miro poteva essere solo uno:
Antonio Boffa, un grandissimo artista, un illustratore straordinario.
Sono stata un po' ad osservarlo, poi l'ho contattato. Gli ho mandato la storia, gli ho raccontato dei progetti editoriali già in corso, lui mi ha risposto subito, dicendomi che al momento era piuttosto preso, ma che l'avrebbe sicuramente letta e mi avrebbe fatto sapere.
E' passato forse un anno... e a fine Ottobre scorso, in un momento in cui davvero stavo pensando a tutt'altro, ricevo un semplice messaggio di Antonio, che mi chiede: Miro è ancora libero?
Eccome che lo era! Stava solo aspettando il SUO illustratore.
E questo è l'incomincio di tutto.
Da Novembre ad oggi, ci saremo scambiati, editrice illustratore e io, millemila messaggi.
Siamo a tutti gli effetti una squadra, e, come diceva proprio ieri Antonio (che, posso spifferarlo? lo faccio: ha creato immagini meravigliose, oniriche, andando a scavare tra le mie parole, filtrandole atrraverso il suo magistrale segno) abbiamo creato una, secondo noi, splendida sinfonia.
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La strada di Miro - copertina e scheda |
Il libro è terminato.
Lunedì andrà in stampa.
Siamo emozionati, felici.
Non vediamo l'ora di sfogliarlo.
Non vediamo l'ora che possiate farlo voi.
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Prossimamente vi racconterò i significati di questa storia.
Abbiate pazienza ;)
Del resto, la strada di Miro "è una lunga, lunghissima strada..." :)