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mercoledì 11 gennaio 2012

593 - promemoria numero uno: fiorire

leggevo ieri sull'ultimo numero di Gardenia, che il luogo più arido del pianeta ha un nome e un indirizzo: si tratta del deserto di Atacama, in Cile, dove pare non abbia piovuto significativamente dal 1570 al 1971. 
quattrocento anni senza acqua.

immagine tratta da news.softpedia.com 

è così arido lì, che persino le maestose montagne che lo circondano, vette che toccano anche i settemila metri, sono pressoché prive di neve, di ghiacciai: in questo deserto non cade infatti neanche un millimetro di pioggia all'anno. 
non vi crescono erba. né tantomeno fiori. hanno agio di vivere lì solo alcune rare cactacee.
eppure, questo luogo arido e apparentemente privo di vita, è capace di un prodigio di bellezza che ha quasi del miracoloso: con cadenza di cinque/otto anni, all'inizio dell'autunno, piove. non pensate ad una pioggia abbondante. pochi millimetri d'acqua: una decina. quelli che bastano. quelli che bastano perché il prodigio si compia. perché quella terra apparentemente senza vita, torni indietro nel tempo, indietro, indietro, indietro, fino al 1500, e poi ancora prima, e prima ancora, e trovi lì tra i ricordi primordiali, quello più bello, più prezioso e semplice allo stesso tempo: creare fiori.
fiorire.
ed è una fioritura straordinaria, colorata, intensa, che allora copre come un tappeto quella terra, trasformandola da deserto a giardino.

immagine di  Gerhard Hudepohl

***

fiorire.
quest'anno non voglio intristirmi con buoni propositi che so già difficilmente mantenibili.
quest'anno voglio voglio tenere a mente promemoria suggeriti dalla natura, grande vera maestra.

e dunque, promemoria numero uno:
ricordarsi, dopo ogni pioggia, di fiorire.

***   

Fiorire
dipinto nel 2009, disponibile adesso come stampa

a presto.
e buoni fiori :)

domenica 31 luglio 2011

551 - credere nei propri difetti

un bosco ombroso e una luminosa città, freschi di stampa, stanno raggiungendo le loro nuove case 

***

anni fa, durante una mostra dei miei dipinti, venni avvicinata, non senza una certa esitazione, da un anziano signore, che avevo avuto modo di osservare mentre egli stesso con grande attenzione osservava ogni particolare dei dipinti esposti.
si trattava di una persona timida e gentile, che, dopo avermi fatto alcuni interessanti commenti su ciò che aveva visto, mi raccontò un fatto, al quale, mi disse cercando di mostrare noncuranza, non pensava più da tempo. 
da giovane avrebbe tanto voluto fare il fumettista. 
amava creare vignette, trascorreva molte ore curando questa sua passione. 
gli sarebbe piaciuto, in particolare, pubblicare le sue strisce comiche su riviste o quotidiani.
quando però, facendosi molto coraggio, si era deciso a presentarle ad alcune redazioni, queste non si erano mostrate interessate, criticando specialmente l'estrema semplicità del tratto, non adatto al loro stile e ai gusti dei loro lettori.
questi rifiuti lo avevano così rattristato, da convincerlo di essere veramente un cattivo disegnatore. 
non sarebbe mai diventato un fumettista, questa era la pura e semplice verità. 
e così il suo sogno era stato prontamente accantonato. 
e per tutta la vita, mi disse : - non ci ho più pensato, e ho fatto il professore di applicazioni tecniche. 
- contento del mio lavoro? così, così - aggiunse sorridendo malinconicamente.

giorni fa, leggevo un'intervista a Jeff Kinney, autore del libro Diario di una schiappa (è di questi giorni l'uscita, in Italia, del film).
raccontava Kinney, di quanto, da perfetto sconosciuto agli inizi della sua carriera, avrebbe amato fare il disegnatore di strisce comico-satiriche per quotidiani e riviste. 
aveva così inviato i suoi lavori in visione a diverse redazioni.
ma il commento di tutte, unito al rifiuto, era stato: disegni troppo semplicistici. infantili. non adatti al nostro stile né al gusto dei lettori.
Kinney, a quel punto, si era un po' depresso. come è naturale.
per riprendersi però quasi subito, pensando: ok. sono troppo semplicistici? e allora io fingerò che siano stati realizzati da un ragazzino delle medie. e ci farò un libro. e nessuno a questo punto potrà obiettare che sono troppo infantili!

e così è stato.
Diario di una schiappa è diventato un best seller tradotto in 35 lingue, pubblicato in 37 paesi, con oltre cinquanta milioni di copie vendute.


credere nei propri difetti.
che venga inciso nella pietra a perenne monito.

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