sabato 31 gennaio 2009

186

ultimo giorno di gennaio.
terzo dei giorni della merla.
una parte dell'inverno è alle spalle.
una parte dell'inverno è di fronte.
siamo in mezzo.
ma questo sarà l'inizio di febbraio a dircelo ancora più chiaramente.
per oggi dedichiamoci completamente a salutare gennaio.
lo facciamo con una pioggia leggera.
e la prima rosa selvatica.

venerdì 30 gennaio 2009

185

uno dei miei argomenti ricorrenti è quello delle case abbandonate.
è ormai chiaro: ne sono affascinata.

finestre aperte da una stanza deserta, le persiane che sbattono di notte.
a volte è solo la parte di un palazzo, un'ala esterna, quella ormai solo abitata da polvere, ricordi, frammenti di parole.
li conosco a memoria questi spazi, so esattamente dove si trovano, fissati con precisione in una mia mappa mentale: la mappa dei luoghi dimenticati.
regolarmente li censisco.
sono alberghi chiusi con le loro stanze retrò di musica imprigionata e mobili sbeccati.
sono case camuffate in mezzo ad altre, che fingono consuetudini familiari, ma che io so deserte da anni.

da una certa panchina nei pressi della stazione ne controllo una.
è l'ultimo piano di un palazzo d'epoca, completamente abbandonato, lui solo tra tutti. gli altri, i piani sotto appaiono curati e dalle finestre si intuiscono vita e calore.
lassù invece silenzio. e vuoto.
immagino stanze che si aprono l'una nell'altra nelle quali risuonano echi, scricchiolii. a volte è una voce flebile che arriva dal pavimento quella che fa venire nostalgia per la vita nei piani sottostanti.

nell'antico palazzo dove aveva sede una delle mie scuole si diceva vi fossero sotterranei e soffitte colme di segreti. quel palazzo era stato nel tempo convento, lazzeretto, ricovero di soldati.
naturalmente nessuno aveva mai davvero visitato le sue segrete che potevano anche essere solo frutto della fantasia di adolescenti.
io sapevo però di un corridoio.
un corridoio che si stringeva un po' sul finale e che dopo un giro lungo terminava in una piccola stanza lontana da tutte le altre aule, nella quale aveva sede l'unico pianoforte della scuola. avevo avuto il permesso di suonarlo per esercitarmi nelle rare ore vuote.
mi piaceva quella stanza. sembrava aspettarmi. mi accoglieva.
ma ancora di più forse mi piaceva transitare dal lungo corridoio con le sue porte chiuse.
lo percorrevo al ritorno un po' di corsa, desiderosa e restia nel lasciarmi alle spalle quel silenzio inconsueto per raggiungere la normalità delle voci dei compagni.
lo pensavo poi di notte quello spazio.
immerso in un silenzio ancora più profondo, e in buio ancora più fitto.

mercoledì 28 gennaio 2009

184 - ore 17:20

eh sì.
dall'angolino dei tramonti mi mandano a dire che:
le giornate sono proprio più lunghe, il 28 gennaio.

mentre:

- i gatti sono tutti innamorati e lottano nottetempo
- le camelie sono tutte operose di fioritura
- oggi ho visto un'ape di passaggio


lunedì 26 gennaio 2009

183 - mentre gennaio si avvia a finire si osservano

fiori perduti o dimenticati.

cose che avvengono in terra, cose che avvengono in cielo.

domenica 25 gennaio 2009

182 - il sogno della lucertola

Per tre notti ho sognato una lucertola.
Rimaneva sulla soglia della portafinestra, e da lì mi guardava.
Accigliata. Senza muoversi.

In estate, qui in casa, riescono ad entrare a volte delle lucertole.
Mi può capitare di incontrarne una, mentre passo distrattamente presa dalle mie cose.
Curiose vagano nello spazio tra la cucina e il mio studio. Le più temerarie sono già in avanscoperta della zona notte, sul retro della casa.
Ci blocchiamo a vicenda vedendoci.
Poi, ormai esperta, senza dar loro nemmeno il tempo di accorgersene, fulmineamente le acchiappo, delicatamente le riporto fuori, dove è il caso che stiano.
Dura un attimo il nostro contatto. Il tempo di sentire il loro cuoricino che batte veloce. Il tempo per guardarci negli occhi.
Due secondi, e sono già fuori.
Questo può capitare una, due volte durante tutta un'estate.
A volte anche mai.

Accadde in quell'estate (due, tre anni fa?) che un giorno, dopo una breve pioggia, ne trovassi una molto piccola ma particolarmente temeraria che si stava avventurando alla scoperta del bagno.
Scatto come al solito per prenderla, ma forse indugio un attimo in più, forse lei è meno esperta, fatto sta che mi lascia in pegno la coda perché io lasci perdere lei.
È tutto molto veloce: la vedo, cerco di prenderla, vedo la coda che si stacca, mi fermo, poi riprendo a rincorrerla ignorando la coda, la afferro, ci guardiamo, la porto fuori. Oh, fatto.
Già che sono fuori indugio poi facendo altro, nel rientrare vengo distratta da altro ancora.
Quando dopo una decina di minuti torno in bagno c'è lì la coda lasciatami in pegno dalla lucertola. Toh, me n'ero dimenticata.
La guardo: si muove ancora leggermente, è piccola, perfetta con le sue squame frattale in verde brillante. È talmente bella che non la voglio lasciare andare. No, io questa me la tengo.
Prendo un barattolo di vetro con il tappo verde, ce la infilo, lo chiudo ermeticamente e lo metto assieme ad altri barattoli di conchiglie, sassi, semi, e tutto il mio repertorio di raccolta.
Per molti giorni torno a guardarla, quella piccola coda.
Arriva l'autunno, le lucertole vanno in letargo.
E io ho sempre lì la mia coda.
Un mattino è inverno. E la mia coda è sempre nel suo barattolo.
Torna la primavera. La coda è sempre lì.
Ma io nel frattempo ho trovato altri tesori: sono attratta da una resina di pino che ho raccolto durante una passeggiata, ho nuove conchiglie e una collezione di vetrini levigati dal mare.
Vedo gente, faccio cose. E mi dimentico della coda.
Che finisce in terza, quarta fila, tra gli altri barattoli sistemati nell'antro della raccoglitrice.

Finché - torniamo all'inizio - faccio un sogno.
Per tre notti.
C'è una lucertola che mi guarda dalla soglia della porta finestra.
È accigliata. Non entra, sta lì e mi guarda.
Mi guarda. Senza muoversi.
Senza coda.

Durante la giornata ripenso distrattamente al sogno.
Una lucertola. Mai sognate lucertole così insistenti.
Di solito sogno case.
Case vuote, non lucertole.
Mah. Quasi quasi cerco tra i significati simbolici dei sogni.
Sì, mi dico. Poi lo faccio.
Prima finisco di mettere a posto queste mensole dove si è accumulato di tutto.
Uh, la resina di pino! Ma tu senti, profuma ancora.
Le conchiglie, i vetrini, i sassi, le bacche.
E quella. Cose' è quella?
Una coda di lucertola?
Ma sì, certo! Mi illumino:
Una coda di lucertola!




Esco. Nel primo pomeriggio. Con in mano un barattolo di vetro dal tappo verde.
Dentro, intatta e perfetta una piccola coda di lucertola.
La sua proprietaria è venuta nel mondo dei sogni a richiedermela.
Per tre notti.
Per tre notti si è fermata sulla soglia.
Mi guardava, la credevo accigliata.
In realtà il suo era uno sguardo di richiesta.
- Ridammi la mia coda per favore.
Mi serve per rientrare tutta intera nel ciclo della vita -
Mi sono diretta verso il minuscolo sottobosco delle camelie.
C'è una bella luce lì nel primo pomeriggio.
E il terreno, che forma in un punto anche una piccola collina, è pieno dei fiori caduti da questi begli alberi antichi. Ci sono foglie secche, e semi. Ci passeggiano i merli, e i pettirossi dell'inverno.
Sì: è un bel posto per una coda.


mercoledì 21 gennaio 2009

181 - ancora ombre

nello specifico:
- la mia ombra che contiene la mia ombra
- la mia ombra che contiene la mia ombra mentre entrambe le mie ombre salutano

tutto chiaro no? ;)

martedì 20 gennaio 2009

180

giorni fa abbiamo smontato il lampadario di cucina per un piccolo lavoro.
la lampadina, senza l'involucro di protezione, ha disegnato nuove e irresistibili ombre sulle pareti.
la mia preferita è risultata essere l'ombra di un piccolo annaffiatoio da giardino che, poggiato su un mobile, si è disegnato sulla parete retrostante con la netta competenza di un geometra: preciso, al millimetro.
poi abbiamo rimesso il lampadario.
il geometra, indispettito, si è licenziato seduta stante.
e sulle pareti tutto si è di nuovo mescolato in una fusione indefinita di luci e ombre.

lunedì 19 gennaio 2009

179 - l'inverno io lo riconosco

perché rimane uno dei miei ricordi più nitidi e intensi.
di quando al mio paese era inverno.
e ci pensava il vento a spazzare le sue strade deserte.
e il mare mi svegliava di notte.
e il tintinnio metallico dei ganci delle vele sugli alberi aveva un che di lugubre, come un rumore di fantasmi marini.
ed io amavo selvaggiamente quei giorni e mi buttavo fuori incurante della pioggia.
e quando tornavo a casa i capelli avevano il gusto e la forma delle alghe.

e così non resisto io all'inverno.
mi chiama.
gli rispondo.


ed esco a viverlo.

domenica 18 gennaio 2009

178 - ancora lei

ancora la fata :)
con degli occhi di fata, un collo lungo di fata, e i suoi capelli di fata, che la seguono ovunque.

giovedì 15 gennaio 2009

177 - e che succede nel tutt'intorno di una fata?


ormai io e lei siamo tutt'uno.
viviamo in simbiosi :)

ps
c'è una lotteria d'inverno in corso ancora per sei giorni.
immagino voi lo sappiate già, ma per chi non sapesse è scritto tutto qui:


e buona serata.
da me. e dalla fata.

martedì 13 gennaio 2009

176 - di cosa è fatto il vestito di una fata?

mah, saperlo...

io intanto ne ho rubato un piccolo lembo.
quello dove si poggia la luce riflessa di un mattino di gennaio.

giovedì 8 gennaio 2009

175 - punto 54 e sua fedele applicazione

foto uno:
da fuori a dentro, gatta interdetta dietro un vetro.
foto tre:
da fuori a dentro, gatta interdetta, ma che si finge rilassata, sempre dietro al medesimo vetro.
foto due:
da dentro a fuori, donna che su un vetro interpreta alla perfezione il punto 54 del suo personalissimo memorandum creativo:
- fai qualcosa di completamente inutile.
il punto 54 è fondamentale.
io affermo oggi con convinzione che bisognerebbe avere sempre un punto 54 a portata di mano.

domenica 4 gennaio 2009

174 - gennaio


una luna sorgendo decora i rami degli alberi.
un piccolo angelo in legno oscilla al suono di una ninna nanna.

una tavola accanto al mio tavolo attende di essere riempita.

le cose semplici di un gennaio che gela l'acqua nei fossi.
che delinea netti i bordi dei crinali.
che rende indaffarati i merli corridori del giardino.

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