domenica 25 gennaio 2009

182 - il sogno della lucertola

Per tre notti ho sognato una lucertola.
Rimaneva sulla soglia della portafinestra, e da lì mi guardava.
Accigliata. Senza muoversi.

In estate, qui in casa, riescono ad entrare a volte delle lucertole.
Mi può capitare di incontrarne una, mentre passo distrattamente presa dalle mie cose.
Curiose vagano nello spazio tra la cucina e il mio studio. Le più temerarie sono già in avanscoperta della zona notte, sul retro della casa.
Ci blocchiamo a vicenda vedendoci.
Poi, ormai esperta, senza dar loro nemmeno il tempo di accorgersene, fulmineamente le acchiappo, delicatamente le riporto fuori, dove è il caso che stiano.
Dura un attimo il nostro contatto. Il tempo di sentire il loro cuoricino che batte veloce. Il tempo per guardarci negli occhi.
Due secondi, e sono già fuori.
Questo può capitare una, due volte durante tutta un'estate.
A volte anche mai.

Accadde in quell'estate (due, tre anni fa?) che un giorno, dopo una breve pioggia, ne trovassi una molto piccola ma particolarmente temeraria che si stava avventurando alla scoperta del bagno.
Scatto come al solito per prenderla, ma forse indugio un attimo in più, forse lei è meno esperta, fatto sta che mi lascia in pegno la coda perché io lasci perdere lei.
È tutto molto veloce: la vedo, cerco di prenderla, vedo la coda che si stacca, mi fermo, poi riprendo a rincorrerla ignorando la coda, la afferro, ci guardiamo, la porto fuori. Oh, fatto.
Già che sono fuori indugio poi facendo altro, nel rientrare vengo distratta da altro ancora.
Quando dopo una decina di minuti torno in bagno c'è lì la coda lasciatami in pegno dalla lucertola. Toh, me n'ero dimenticata.
La guardo: si muove ancora leggermente, è piccola, perfetta con le sue squame frattale in verde brillante. È talmente bella che non la voglio lasciare andare. No, io questa me la tengo.
Prendo un barattolo di vetro con il tappo verde, ce la infilo, lo chiudo ermeticamente e lo metto assieme ad altri barattoli di conchiglie, sassi, semi, e tutto il mio repertorio di raccolta.
Per molti giorni torno a guardarla, quella piccola coda.
Arriva l'autunno, le lucertole vanno in letargo.
E io ho sempre lì la mia coda.
Un mattino è inverno. E la mia coda è sempre nel suo barattolo.
Torna la primavera. La coda è sempre lì.
Ma io nel frattempo ho trovato altri tesori: sono attratta da una resina di pino che ho raccolto durante una passeggiata, ho nuove conchiglie e una collezione di vetrini levigati dal mare.
Vedo gente, faccio cose. E mi dimentico della coda.
Che finisce in terza, quarta fila, tra gli altri barattoli sistemati nell'antro della raccoglitrice.

Finché - torniamo all'inizio - faccio un sogno.
Per tre notti.
C'è una lucertola che mi guarda dalla soglia della porta finestra.
È accigliata. Non entra, sta lì e mi guarda.
Mi guarda. Senza muoversi.
Senza coda.

Durante la giornata ripenso distrattamente al sogno.
Una lucertola. Mai sognate lucertole così insistenti.
Di solito sogno case.
Case vuote, non lucertole.
Mah. Quasi quasi cerco tra i significati simbolici dei sogni.
Sì, mi dico. Poi lo faccio.
Prima finisco di mettere a posto queste mensole dove si è accumulato di tutto.
Uh, la resina di pino! Ma tu senti, profuma ancora.
Le conchiglie, i vetrini, i sassi, le bacche.
E quella. Cose' è quella?
Una coda di lucertola?
Ma sì, certo! Mi illumino:
Una coda di lucertola!




Esco. Nel primo pomeriggio. Con in mano un barattolo di vetro dal tappo verde.
Dentro, intatta e perfetta una piccola coda di lucertola.
La sua proprietaria è venuta nel mondo dei sogni a richiedermela.
Per tre notti.
Per tre notti si è fermata sulla soglia.
Mi guardava, la credevo accigliata.
In realtà il suo era uno sguardo di richiesta.
- Ridammi la mia coda per favore.
Mi serve per rientrare tutta intera nel ciclo della vita -
Mi sono diretta verso il minuscolo sottobosco delle camelie.
C'è una bella luce lì nel primo pomeriggio.
E il terreno, che forma in un punto anche una piccola collina, è pieno dei fiori caduti da questi begli alberi antichi. Ci sono foglie secche, e semi. Ci passeggiano i merli, e i pettirossi dell'inverno.
Sì: è un bel posto per una coda.


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tiziana

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