lunedì 13 maggio 2013

680 - La strada di Miro, Luuk Magazine, la giornata mondiale della bicicletta, Marina e Tommaso :)



"Se ogni giorno Miro si fosse spostato in treno o da solo nella sua auto non avrebbe potuto apprezzare né il paesaggio, il suo progressivo cambiamento, né ricevere e dare così tanti saluti diversi! [...]
Ecco è questo la bicicletta: quel saluto lanciato a chi e da chi non ti aspetti, quel senso di libertà, l’andare lontano che poi ti riporta da chi ami di più: dalla mamma o dal papà all’inizio della strada, del viottolo del parco, in cima al marciapiede…
"

In occasione della Giornata mondiale della bicicletta, arriva per "La strada di Miro" una bellissima recensione, per Luuk Magazine, di Marina Petruzio - con la collaborazione preziosa del suo Tommaso: "Questi sono due scienziati mamma, lo so dai capelli e perché hanno le camicie bianche".

Che meraviglia leggerla oggi, grazie Marina, grazie Tommaso.
Felicissima di sapere che Miro è passato anche da voi :)

La strada di Muro su Luukmagazine.com

lunedì 6 maggio 2013

679 - Mi ispirano le mani

Ero nervosa stamani, irrequieta. Forse uno scampolo di strani sogni mi era rimasto impigliato ai capelli, tenendomi appesa, da qualche parte. E non sempre mi piace stare sospesa da qualche parte, specie se non sono io che l'ho deciso, ma uno dei miei sogni. 
Quando sono nervosa, irrequieta, sospesa, ho scoperto che vedere immagini che mi piacciono, che mi rilassano, mi fa stare bene, mi riporta in stato di grazia. 
Più di ogni altra cosa sono forse sempre le immagini che mi curano. 
Così appena ho avuto un attimo di buon tempo mi sono collegata alla mia bacheca più amata di Pinterest, inspire me, e mi sono lasciata ispirare e riportare a casa dalle sue immagini. 
Specialmente da quelle che rappresentano mani.

Sono affascinata dalle mani. Trovo siano la parte più vera di una persona. C'è chi basa la sua prima impressione sullo sguardo, sulla camminata, sulla postura. Io mi baso - molto - sulle mani. Le mani non ingannano quasi mai. Sulle mani ci sono scritte le nostre abitudini, sono registrati i ricordi,  scorre la nostra storia. Anche se stanno ferme, dicono tantissimo. Se poi iniziano a muoversi narrano più di un libro. 
Probabilmente non sono la sola a leggere le mani. Chissà quanti di voi che state leggendo adesso me, praticate lo stesso tipo di interpretazione.

E così, stamani, ho lasciato che immagini di mani curassero la mia inquietudine, soffiassero sulle mie nubi.


Mani raccolte in grembo,  piene di grazia,



 
 mani che aiutano il vento a soffiare in un abito



le mani di Biancaneve - subito dopo, subito prima,



 mani che si fanno rami,



 
 e nido,



 mani che giocano col sole,



mani che si tengono ancora



mani che aiutano a leggere - vecchi accoglienti libri,



mani che raccontano.


***

Ricordo che una volta, anni fa, stavo navigando su uno dei battelli che raggiungono paesi e località sulle coste dei dintorni. 
Era un giorno di prima estate, non c'era molta gente a bordo: qualche turista in anticipo sulla stagione e un gruppo di francesi in gita, forse una trentina di persone, tutti avanti negli anni. 
La luce del sole era fortissima, avevo così abbassato la tela del mio cappello, mentre ci avvicinavamo alla costa per raggiungere uno dei primi posti di fermata, quello dove sarebbero scesi i turisti. Che infatti avevano già iniziato a prepararsi raccogliendo le loro cose. 
Io avrei proseguito, potevo così rimanermene tranquilla sulla panca di prua, appoggiata al legno caldo della barca. 
Con la tesa del cappello abbassata, non potevo vedere in quel momento il paesaggio di fronte, né i visi delle persone che si apprestavano a scendere, ma avevo una vista privilegiata sulle loro mani. Che mi sfilarono tutte di fronte, mentre loro raggiungevano la passerella di discesa. 
Che momento irripetibile! Ero ammaliata e affascinata da questo passaggio di mani.
La discesa da una barca avviene in modo lento, bisogna fare attenzione, specie per un attimo, quello del primo passo verso la terra; si è sospesi in quel momento tra il bordo e la passerella, e se chi sta scendendo non ha l'agilità della gioventù tutto avviene con molto indugio. Dando a me tutto l'agio per poterle osservare bene quelle mani, che in alcuni casi mi si soffermarono di fronte anche piuttosto a lungo. 
C'erano mani quiete, altre più ansiose, alcune molto segnate dagli anni e dal lavoro, altre più levigate e curate, alcune nude, altre con una consumata fede nuziale, altre ancora con due fedi, una sovrapposta all'altra; due mani si tenevano per mano, una indossava vecchi anelli di oro brunito, un'altra un vecchissimo orologio dal cinturino nero. Non potevo fare a meno di pensare a quanto avessero accarezzato e curato, quanti orli avessero cucito, quanta farina impastato, quante viti avvitato, quanti pacchi trasportato, quante serrature avessero aperto, quanto si fossero massaggiate una con l'altra, quanto si fossero agitate litigando, quanto avessero colpito con ira un'altra creatura, quanto si fossero fatte nido, e infine raccolte quietamente in grembo.
Con molta determinazione mi ero imposta di non alzare lo sguardo: non volevo vedere i volti che a quelle mani appartenevano. No, di quelle persone incontrate per caso in un giorno di prima estate, io volevo conoscere la storia attraverso le mani che mi passavano davanti. 
Scesero tutti. La barca si allontanò dalla costa e riprese la navigazione. 
Io rimasi con la schiena appoggiata al legno caldo della barca e la tesa del cappello abbassata, pensando che un'occasione del genere era stata un regalo unico. 
Ancora oggi le ricordo, tutte quelle mani. 

***

(tutte le immagini sono tratte da Pinterest. cliccando su ognuna delle foto, nella bacheca stessa, potrete giungere alle sue fonti)

giovedì 2 maggio 2013

678 - Per me è Via degli Aranci - avrebbe dovuto essere ispirazioni e gioie semplici

Ed ecco Maggio.
Poiché siamo all'inizio di un nuovo mese, avrei - me lo ero proposta per tutto l'anno - voluto introdurlo con una serie di suggestioni: poesie,  riflessioni, ispirazioni e gioie semplici.
In realtà mi accorgo di non essere ispirata io stessa per una cosa del genere. Non mi sono imbattuta, ultimamente, in nessuna bellissima poesia da condividere, e non mi sento in vena, in questo momento in cui sono stanca e indaffarata, di dare suggerimenti che io per prima non potrei seguire.

Voglio il più possibile essere autentica, questo è il mio unico comandamento al momento - da qualche tempo sempre più imperativo.

E dunque come lo introduco Maggio?
Vi offendereste se lo facessi con una serie di foto scattate nell'ultimo periodo?
Non credo, siete persone sportive... :)

Andiamo così assieme a cantar Maggio con:

 
Avete notato come le luci siano decisamente cambiate? Il bianco e il verde sono colori padroni di questo periodo. Quanto ne avevamo bisogno! E proprio il bianco e il verde, mi accorgo, sono gli elementi che ho maggiormente catturato con i miei scatti.
In questa prima foto vedete il grande albero di Magnolia Giapponese che caratterizza il mio giardino.
Si trova proprio di fronte all'entrata,  è un albero molto vecchio - quando sono arrivata in questa casa era già lì da anni -  che nel tempo ci è sfuggito di mano crescendo a dismisura. E' enorme.
Per me, se qualche astronauta di passaggio - ne passano ancora? - guarda da questa parte non può fare a meno di notarlo.
Io la chiamo Regina.
(Del resto è un'albera)






 
Un tratto di sentiero, l'ultimo, prima di raggiungere il Rifugio Margherita
Mi piace uscire da casa - io abito sul livello del mare, e, arrampicandomi per sentieri, raggiungere la massima altitudine che mi sia consentita usando solo le gambe - nel poco o tanto tempo che ho a disposizione. Il Rifugio Margherita si trova a 800 metri circa di altitudine. Non male, per la camminata di un pomeriggio. 
Ci sono capre selvatiche lassù. Mi diceva un abitante del posto, che sono capre rimaste senza padroni, si sono così raggruppate in gregge (una cinquantina di elementi) e sono adesso loro le vere padrone, Non è difficile scorgerle su qualche dirupo. E se anche non si faranno vedere si faranno sentire (odore, belati in lontananza, tracce del loro passaggio, escrementi).


E qui siamo al rifugio stessso, seduti su una panca di legno di fronte all'inizio del sentiero di discesa. Mentre ci riposavamo in attesa di riprendere il cammino del ritorno abbiamo avuto sole, nebbia, pioggia, di nuovo sole, tutto in un rapido sorprendente susseguirsi. Da quando ho fatto mia la convinzione che la natura, il luogo, abbiano con noi un continuo dialogo, noto così tanti particolari che prima non vedevo. Per cui, secondo me, quello è stato il modo del luogo di salutarci: regalandoci uno spettacolo di splendida varietà. Noi ringraziamo a nostra volta.


Amo i micromondi - sono ovunque attorno a noi.
 


E questa invece è la finestra della mia cucina durante una sera di pioggia. Stavo cucinando una zuppa e il vetro tutto appannato è irresistibile, rivela cose che i vetri nitidi non rivelano - specie mentre si fa sera...


 
Ancora la Regina.
Amo guardare attraverso i suoi rami. 
Non sembrano farfalle posate per un breve attimo, tutti quei i fiori?


Qui si torna a camminare. Sono affascinata e incuriosita dalle lastre di pietra che sulle colline qui attorno si snodano a volte  a delineare percorsi lunghissimi. Penso fossero originariamente linee di confine. E però, la loro disposizione che varia - a volte sono così come le vediamo qui in fila una dopo l'altra, altre a spina di pesce, altre ancora seguono schemi diversi molto vari - mi fa pensare anche a significati ancestrali legati ad antichi riti. Non ricordano un po' dei Menhir in miniatura? Ho scoperto poi, recentemente, che in montagna, nella zona del cuneese credo, vengono chiamati Madonnine. Questo mi fa ancora più propendere per aspetti magico-ancestrali. Non posso infatti immaginare l'enorme fatica di trasportarli fino in altitudine, per poi disporli, a centinaia, uno dopo l'altro, e così ben piantati che ancora a distanza di forse un secolo, o ancora di più, sono ancora lì ad accompagnare il nostro cammino. Tutto questo solo per delineare confini? Mmmhhhh. Non mi risuona come unica spiegazione...



Una delle spiagge di città, colta in un pomeriggio di primo sole. Mi piace vederla frequentata da tutto un pubblico colorato, un po' naif. Tra poco verrà chiusa, blindata da cabine. Ed è invece una cosa questa che il mio animo hippy e libertario detesta fin nel profondo. Non si vedrà più il mare passando e si potrà entrare solo pagando un pedaggio: che profonda inaccettabile ingiustizia...


Anche qui siamo in città. La via si chiama via Diaz (credo... con i nomi, anche delle vie, sono una frana...). Del resto per me è Via degli Aranci. Non è difficile capire il perché, giusto?

***


Uh, ma abbiamo già finito? Così pare.
Quasi mi dispiace, ci avevo preso gusto, avrei potuto continuare a raccontare per tutta la sera (e riguardando le foto, ci sarebbe anche tanto da aggiungere)

E pensare che iniziando il post non avevo assolutamente idea di cosa avrei scritto.
E' proprio vero che nell'incertezza basta fare il primo passo e che non dobbiamo farci ingannare da noi stessi e dai - tutti nostri - timore, pigrizia, e tutto il resto dell'ambaradan che siamo così abili ad usare per crearci blocchi di ogni genere.

Benvenuto Maggio.
Con un caro abbraccio a tutti voi che avete letto :)


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