domenica 30 gennaio 2011

487 - accade adesso, a Gwuest

Il canto del bosco

Seguo, sulla franco-tedesca emittente televisiva ARTE, un programma intitolato Cuisine des terroirs.
Capisco forse il venti per cento di quello che viene detto, nonostante ciò, lo seguo con molta curiosità.
Si tratta di una serie di documentari molto brevi, nei quali, girando in lungo e in largo per l'Europa, ci si sofferma di volta in volta su un territorio molto circoscritto, un piccolo angolo di mondo, un microcosmo.
E lo si fa entrando nelle cucine di chi ci vive.
Mi piace tanto il fatto che quelle scelte si trovino in semplici case di gente normale, dove vengono cucinati per le telecamere piatti locali, molto spesso inerenti al periodo stagionale nel quale ci si trova. Attraverso i piatti e la storia delle persone che li cucinano, si esce poi dalla casa, per descrivere il paesaggio che le sta attorno e le sue tradizioni.

Questo preambolo, per dire che uno dei documentari che più mi ha colpito (tanto che l'ho poi rivisto anche in replica) entrava nelle case degli abitanti di uno sperduto villaggio del Canton d'Uri.
Gwuest, è il nome del villaggio, si trova nel cuore delle Alpi svizzere, ed è abitato da non più di trenta persone. In inverno, l'unica strada che conduce a valle, rimane interrotta per mesi. Il solo mezzo che riesce a percorrerla è una specie di motoslitta con una cabina chiusa, che viene però utilizzata solo in casi strettamente necessari.
Gli abitanti dunque sono, da tempi remoti, abituati a vivere, in quei lunghi mesi, della loro autoproduzione: ciò che hanno coltivato e immagazzinato durante la buona stagione, diviene il cibo del loro inverno.
Così come anche sono abituati a spostarsi con sci e racchette.
E la vita nel villaggio scorre semplice ed essenziale, in perenne armonia con le stagioni e quello che offrono. Anche quando si tratta del costante pericolo di valanghe, che sono continuamente monitorate dagli abitanti.

I bambini di Gwuest frequentano i primi anni scolastici al villaggio, dove la maestra, che è anche una zia, e che da sempre si è occupata di questo, fa loro lezione. Quando saranno più grandi, per proseguire gli studi dovranno scendere a valle, e trascorrere lì gli inverni.
E così, Gwuest, si svuota ulteriormente.
Ma non c'è clima di tristezza fra le case e fra la gente.
La grande cooperazione, la vita in mezzo a quelle meraviglie naturali fatte da vette, boschi, prati nevosi, la piena accettazione di quello stato di cose, fanno sì che l'inverno trascorra in armonia, fra brevi lavori nella stalla o all'aperto, lunghe camminate sugli sci, pranzi o cene tutti assieme.
Nel fine settimana poi i ragazzi tornano. A volte con qualche ospite fatto di amici o parenti che non vivono più al villaggio.
Per ripartire la domenica pomeriggio, ben prima che il sole cali.

Ed è proprio qui che io volevo arrivare.
Perché oggi è domenica.
Siamo nel pieno dell'inverno.
E proprio a quest'ora a Gwuest, le famiglie salutano i figli che tornano a valle.
C'è silenzio tutto attorno, sulle vette e nei boschi. La giornata splende di sole e di neve.
I ragazzi sugli sci baciano chi rimane, e lentamente si avviano sulla pista che li porterà a valle.
Senza tristezza. Pensando che dopo pochi giorni torneranno. E che, chi rimane, ha cura di custodire anche per loro quell'angolo di intatta bellezza.

Proprio ora. Adesso.
Un ultimo cenno con la mano.
E sono spariti dietro alla curva.

Le famiglie, i fratelli più piccoli, i nonni, rimangono un po' a guardare.
Dopodiché ognuno torna alle sue attività.
Mentre dai boschi inizia a salire la sera.

Sembrano le immagini di un film, vero?
Il racconto di un mondo impossibile.
Eppure a Gwuest è proprio così che vanno le cose.

Per questo ho voluto raccontarvele.
Scegliendo di farlo proprio nel momento in cui accadono.

***

È talmente piccolo e poco importante il villaggio di Gwuest che non sono riuscita a trovare nessuna immagine on line. Ho lasciato dunque che a rappresentarlo fosse un mio dipinto che in qualche modo ricorda quelle atmosfere.

Questo invece è il link di ARTE relativo a Cuisine des terroirs.
Temo non sia più disponibile la puntata relativa a Gwuest, ma chissà, forse un giorno la ridaranno, o magari sapendo cercare bene... E comunque ce ne sono molte altre, sempre interessanti, da vedere.

venerdì 28 gennaio 2011

486 - perché a me piace Elena Fiore

riprendiamo oggi i nostri appuntamenti con perché a me piace, celebrando l'inverno con la prima ospite:  Elena Fiore!



Elena Fiore... di lei mi piace già come suonano assieme nome e cognome, figuriamoci un po'!
poteva non piacermi il resto?
e infatti non è che mi piace, questo resto. mi piacissimo!
anzi è stato proprio amore a prima vista, fin dalla prima volta che sono capitata, seguendo uno dei tanti sentieri di briciole internettiane, prima sul suo sito, poi sul suo blog.
sì, amore a prima vista, entusiasmo.
per le esplosioni (di colori, di creatività, di divertimento) che contraddistinguono i suoi lavori. per il modo buffo e immediato con cui li descrive. per il suo personale modo di porsi ai lettori, così easy, così naturale.
ma torniamo al nostro interesse principale: i suoi lavori: spille, bijoux, collane. e poi taccuini, art-journal, art-organizer, kit da emergenze per borsetta. porta spiccioli e porta ipod. e ancora, bizzarri morbidi mostrilli. tutti pezzi relizzati a mano, personalizzati e personalizzabili. cuciti, ricamati, assemblati con i più svariati e variopinti materiali. ma descriverli a parole è quasi impossibile...
dunque mi faccio da parte e lascio che siano loro a parlarci di lei.













non raccontano un mondo intero? fatto di intelligenza creativa, ironia, esperienza, bellezza.
io sono profondamente convinta, che nel lavoro di ogni artista sia espresso sempre e costantemente tutto il suo mondo. non solo quello del momento in cui il lavoro è stato realizzato. ma proprio un continuo sunto della sua storia. fateci caso... questo è così evidente nelle creazioni di elena fiore.
osservando attentamente ogni suo oggetto, è possibile leggere la sua storia.
che poi lei stessa riassume così bene, narrandoci di studi, viaggi, sguardo curioso sul mondo, famiglie che crescono, importanti esperienze di lavoro. elena infatti ha collaborato con riviste quali Creare, Casaviva, Milleidee. ha pubblicato libri sulle sue tecniche.
insomma, è una ragazza che non si annoia.

e di questo potrete avere conferma nell'intervista che segue.
che a me ha divertito moltissimo.
e con la quale lascio adesso divertire voi.
vedrete se non ho ragione :)


***

Il tuo sogno creativo
1- Chi/cosa ti ispira maggiormente?

Perfetto: già alla 1°domanda è buio totale!
Boh, non ci ho proprio mai pensato :-(
Non sono per nulla un’osservatrice, ma senz’altro involontariamente immagazzino degli input che diventano poi ispirazione.

2- Tieni un diario su cui annoti le tue ispirazioni?
No. Giusto il primo biglietto che mi capita sotto tiro. Anche il retro di uno scontrino.

3- Hai progetti futuri, a breve o a lungo termine, di cui ti va di parlare?
Da un annetto ho uno shop virtuale annesso al mio sito. Fino a qualche ora fa, collaboravo con delle riviste per l’inserto creativo, ma adesso, ho fatto piazza pulita per potermi dedicare unicamente alle creazioni che mi richiedono tramite lo shop.
Fortunatamente ho sempre ordinazioni in nota (incrocio le dita, mentre lo scrivo).

Tu, tutti i giorni
4- Cosa c'è sul tuo comodino?

Fino a qualche mese fa, avevo un esercito di madonnine di Lourdes: quella bassa, quella alta, quella larga e quella stretta.
Mi è sempre piaciuta quella coroncina azzurra che funge da tappo per l’acqua benedetta.
E poi mi ricorda l’infanzia, quando in vacanza dormivo nel lettone con mia nonna, e la vedevo sul suo comò di fronte.
Ora, sul comodino ne ho solo una, più un libro, due sveglie e tre ciotole. Come abat-jour ho l’Eclissi.
Anche se è più bella fotografata che dal vivo!

5- Raccogli/collezioni qualcosa?
Si: gaffes, una in fila all’altra :-)

6- Quali sono le tre costanti della tua giornata? E il suo momento più bello?
Una simpatica sveglia alle 3.30 (la mattina faccio tutt’altro lavoro, nella ditta di famiglia),
la colazione che cascasse il mondo mi godo coccolandomi con muesli, marmellate, biscotti, panettoni e panforti (se è periodo) e qualsiasi altra goduria gnam gnam. D’altronde chi ben comincia... ed io ad una buona colazione non rinuncio mai.
Poi un’altra costante è l’andare a prendere mia figlia a scuola alle 4.30: le porto la merenda, ci facciamo 2 chiacchere, 4 passi, e poi ciascuna si rituffa nel proprio mondo creativo e ri-creativo :-)
Il momento più bello della giornata, è quando sono in macchina alle 4.30 del mattino con il mondo che dorme ed io che mi sento la regina della strada. Canto a squarciagola facendo le facce, che tanto nessuno mi vede!
Mentre gli altri fan ronf ronf, io fo’ song song!

Il tempo, le stagioni
7- Quali suggestioni ti dona l'inverno?

Splendide: adoro! Sarà che sono nata a dicembre, ma a me l’inverno piace: sciarpone, guanti lunghi, cappelli e cappellini...
dormire rannicchiata sotto il piumino... adorabile inverno!

8- Qual è il tuo cibo preferito in questa stagione?
Io schifezzo molto :-(
Fortunatamente non ho il problema d’ingrassare, per cui mi tragugio le peggio cose.
Salami, wurster, roba fritta, mascarponi, krapfen, cioccolatini con nutella e nocciole, e via di dieta equilibrata :-)
Poi però compenso con minestroni con 25 verdure, paste con 37 legumi etc.

9- E il capo d'abbigliamento di cui non puoi fare a meno?
Sciarpine e sciarpette. La gola è il mio punto debole :-(

10 - E infine la decima domanda. Più che una domanda è un invito a raccontare qualcosa di curioso su di te e/o fare una breve presentazione di te stessa e/o lasciare un saluto e/o dire ciò che vuoi. Insomma, uno spazio libero da occupare come vuoi.
Vada per il “qualcosa di curioso”...
Non essendo per nulla osservatrice, mi sono trovata accanto ad Anthony Delon senza accorgermene, con Lorenzo Cherubini davanti a me al cinema, al quale ho chiesto di abbassarsi (senza accorgermi fosse lui) e a dare consigli a Cristiano De Andrè al Coin, su dove risparmiare per gli addobbi natalizi (gli consigliavo l’Upim!)... naturalmente non ho riconosciuto neanche lui !!!
Sono un po’ sospesa, allampanata, e un po’ toccata. Ma mi faccio molto ridere :-)



***

sostengo e promuovo la creatività femminile. la cura messa nel creare una sciarpa, una torta di compleanno, un paio di orecchini. sostengo le donne che ogni giorno si ritagliano uno spazio per il loro sogno. sostengo il loro desiderio di vederlo volare, questo sogno. sostengo tutte queste donne. e Elena Fiore è una di loro.

gli indirizzi di Elena:

grazie Elena per essere stata con noi!
grazie a voi che avete letto.
e alla prossima!

mercoledì 26 gennaio 2011

485 - passeggiando nel paese fantasma










queste sono le immagini di una passeggiata, avvenuta durante uno degli ultimi pomeriggi di Dicembre, in una Capalbio gelida e deserta.
ora, dovete sapere che io, di queste foto, ho ovviamente anche la versione a colori.
e che tutti coloro che le hanno viste entrambe, a colori e in bianco e nero, hanno nettamente preferito la prima versione. più piena, più rotonda, pastosa. rassicurante.
giusto. hanno ragione.
epperò.
epperò, dopo averci tanto pensato -è giusto trascorso un mese, e le atmosfere dei pomeriggi sono già tanto cambiate...-, ho deciso di offrirvi la versione che io preferisco, ovvero questa in un bianco e nero leggermente alterato.
perché queste luci stralunate, troppo sfuocate, troppo nette, fredde, che cancellano, coprono, distorcono, sono esattamente le luci che mi rendono l'atmosfera che io ho percepito quel giorno, in quelle ore, tra quelle strade vuote.

aveva piovuto tutto il giorno, e solo nel tardo pomeriggio si erano aperti dei varchi di sereno.
il selciato manteneva odore e tracce di pioggia.
i boschi attorno fremevano di un silenzio selvaggio e oscuro.
il buio -e non erano forse neanche le cinque- era totale.
un fiato freddo di vento che cambia arrivava come dalle stelle.
e tanto era il silenzio, che tra il rumore dei passi, mi sembrava di sentire quello della polvere, del tempo.
l'atmosfera precisa e totale di un paese fantasma.
dove solo spettri si aggirano. solo spettri guardano da occhi finestre.

non è forse uno spettro questa luce improvvisa?
ha forma di cuore. forse due amanti.
che da chissà quale tempo tornano in quelle vie, quando in Dicembre cade la notte.

lunedì 24 gennaio 2011

484 - le suggestioni del Lunedì

in questi giorni mi piacciono:

i colori del Brasile che ritrovo nelle creazioni di Eveli Duarte


la poesia di questa immagine di neve e alberi, che tanto mi ricorda le atmosfere di certi dipinti naif - suggestione tratta da pinterest by Vivian Hoebe


lo sguardo che da tutta la vita Alex Katz ha sulla moglie Ada


queste gabbie per uccelli che diventano giardini in miniatura - suggestione tratta da Shannon Eileen blog


le lucine sul letto - suggestione tratta da pinterest by Faizlyana Ismail


questa romantica stanza da bagno - suggestione tratta guardian.co.uk


rose su stivali da pioggia - suggestione tratta da fashionchicks.co.uk


il fascino agé di queste facciate e il profumo di erba che mi lasciano immaginare - suggestione tratta da   pinterest by Rebecca Schley


la bellezza nordica di questa stanza realizzata dalla designer svedese Marie Olsson - suggestione tratta da mixr.se


i legni decorati di Ginette Lapalme - suggestione tratta da sfgirlbybay.com


un suggestivo mondo di ombre creato da Ann Wood


il modo semplice e immediato con cui l'artista Milliande (qui il suo youtube) mostra come creare uno sfondo -uno dei tanti possibili- per successive creazioni in mixed media art


la felice casualità dell'web che, durante la visita ad un blog appena trovato, e che per qualche motivo subito attrae, fa incontrare, con piacevole stupore, una foto dove appare ritratta la casa di Leonia Naake, nata a Varsavia nel 1906, che di mio marito fu la nonna - la casa è quella con le due decorazioni e il mio grazie va a Dede di varie-ed-eventuali

***

vorrei concludere questo post con un grazie sincero e sentito a MonicaIsabella e Federica che molto affettuosamente mi hanno donato un premio ciascuna. le regole del gioco vorrebbero che io a mia volta donassi il premo ad altri blog. seppure non in modo ortodosso ma in modo the t time, spero, con queste suggestioni, di aver contribuito a passare parola :)
grazie amiche!

***

buona passeggiata del giorno della Luna!

venerdì 21 gennaio 2011

483 - ho bisogno di sogni che abitino gli alberi

"... ho bisogno di sentimenti, di parole,
di parole scelte sapientemente,
di fiori detti pensieri,
di rose dette presenze,
di canzoni che facciano danzare le statue,
di stelle che mormorino all'orecchio degli amanti..."

questo scriveva Alda Merini.
questo ho letto questa mattina, pochi attimi prima di scattare una foto all'intruso cui accennavo ieri.
una poesia che non conoscevo, ma che, per quelle strane coincidenze che a volte capitano, proprio stamani, proprio subito prima di fotografare il mio ultimo dipinto, ho incontrato.
strana coincidenza, perché avevo già deciso di intitolarlo I sogni degli alberi.
a questo infatti avevo pensato realizzandolo.
agli alberi, profondamente addormentati in questi giorni di Gennaio, e ai loro sogni.
e cosa può segnare un albero in Gennaio, se non una promessa che Cielo e Terra gli hanno fatto?
e mentre gli alberi sognano, la vita tesse la sua tela, con richiami invisibili, incessantemente.

"... ho bisogno di poesia,
questa magia che brucia la pesantezza delle parole,
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi."

*** 

I sogni degli alberi, misura cm 50 x 50, è realizzato con tecnica mista su legno, ed è disponibile da oggi sul mio sito

giovedì 20 gennaio 2011

482 - cose che faccio in questi giorni

osservare il cielo; cercare sulla terra tracce, segnali; annotare su un taccuino odierni toni di rosso, di rosa, di giallo, di azzurro, di verde; provare a trasferire le annotazioni in un nuovo dipinto.
che diventi anche mappa. che diventi anche traccia.
mettere poi tutto questo in un mosaico di foto.
che potrebbe intitolarsi: "questi giorni" come anche "cerca l'intruso"... ;)

e voi? cosa cercate in questi giorni? c'è qualcosa di cui prendete nota? camuffate da qualche parte un intruso? ditemi...

martedì 18 gennaio 2011

481 - nuvole e stelle

quest'anno si chiamano:
Alessio, Stefano, Elena, Giorgia, Soknha, Kevin. sono loro ad avere cinque anni nella sezione nuvole della scuola statale d'infanzia G. Rodari di Bovezio Brescia.
chi li accompagna nel loro percorso è sempre la preziosa maestra Fulvia.
il tema è "osserviamo il cielo attraverso i quadri dei -aspettate che gongolo un attimo- grandi autori".
questo è il dipinto da cui partire con l'osservazione:

di notte si compiono sull'isola misteriosi prodigi

e questi i capolavori dei bambini:







c'è altro da aggiungere alla parola capolavori?
no vero? c'è solo da osservarli muti, sorpresi, grati.
ciao bimbi, ciao maestra Fulvia!
a voi, sempre, il mio saluto, il mio grazie.

sabato 15 gennaio 2011

480 - phanta rhay















***

ora, voi dovete sapere che io in treno mi diverto moltissimo.
è il mio cinema personale di paesaggi e persone, e in anni -e anni- di viaggiatrice, ho raccolto una casistica varia e variopinta di aneddoti di ogni genere.

questi due, che vi narro da fedele cronista, riguardano la giornata di ieri.

il treno è un regionale -in verità di regioni ne tocca due, ma la dicitura è quella- di sola seconda classe. 
siamo attorno a mezzogiorno, quando verso Viareggio o giù di lì, vengo attratta da una voce maschile subito dietro di me.
una bella voce, attoriale, impostata. scandisce bene tutte le parole, fa le giuste pause, ha un bell'impasto tra roco e profondo. insomma, una voce decisamente insolita.
la voce, sta parlando con qualcuno al telefono, non so bene di che. forse proprio di viaggi in treno.
ascolto un po', attratta più dal tono che dal contenuto, ma non mi giro per vedere a chi appartenga.
è un gioco che faccio spesso, quello di immaginare il più a lungo possibile qualcuno solo ascoltandolo.
il gioco dura però molto poco.
perché un paio di stazioni più avanti, in un anonimissimo posto sperduto nel niente, uno di quei posti dove fermano ormai solo i treni vagabondi delle ore perse, la voce scende.
e io mi accorgo, con stupore e divertimento, che essa appartiene proprio personalmente a un autore cantante leader di un gruppo musicale italiano, molto famoso per il genere particolare cui appartiene.
non dirò nulla di più, sia per tutelare la privacy della voce -che non ho idea di cosa mai potesse andare a declamare a quell'ora in mezzo al bel niente, ma saranno ben fatti suoi- sia per mantenere quel certo alone di qual mistero che non guasta mai.
(e anche perché sono sadica, e chi ha letto Ninablu sa ;))

più avanti, nei pressi di Sarzana salgono due ragazze e un ragazzo, che mi attraggono subito, questa volta proprio visivamente, poiché appartenenti a quella che viene definita tipologia emo. 
le due ragazze, stanno accompagnando il loro amico, afflitto, anzi per dirla come loro ombrato moltissimo da un grave problema di piercing, da un certo mago nel settore. 
deve farsi cambiare una barretta sbagliata; ne elencano così una serie (a banana? la barretta a banana è quella che mi ha colpito di più) degna di veri professionisti. sono ammirata. 
una delle ragazze dice che approfitterà dell'occasione per farsi mettere dal mago una pallina primo setto. sono ammiratissima. 
i tre, hanno il giorno dopo, cioè oggi, un'importante festa a Firenze, e non possono certo presentarsi muniti di barrette sbagliate. si ombrerebbero un sacco dovesse mai accadere! 
poi, in questo tripudio di barrette e palline di ogni genere, una delle due ragazze riceve un sms, al quale decide -tutto vero eh!- di rispondere usando il panta rei di eraclitiana memoria. solo che... drammone! ombrato drammonissimo, come caspita si scrive? 
panta ray, dice subito l'altra. 
no, non va bene, risponde l'amica. c'è una h da qualche parte.
pensa un attimo alla giusta collocazione, e infine decide che il modo corretto di scriverlo è panta rhay. 
sembra proprio che ci siamo, le due sono soddisfatte. 
stanno per dare l'invio, quando l'ombratissimo, che fino a quel punto si era limitato a guardare rimanendo assorto nelle sue preoccupazioni di barrette, dice che no, non è così. lui lo sa, lo ha letto in un libro. 
le h in realtà sono due. il modo unico e corretto è dunque: 
phanta rhay.

e con phanta rhay, sono scesa alla mia stazione.
ombratissima invero di dover lasciare un così gustoso film.

ieri.
su un regionale di sola seconda classe.
di ritorno da una breve sciacquatina di panni in Arno.

buon sabato.
e grazie tantissimo per i commenti alle suggestioni! che piacere vedere che vi piacciono.

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