domenica 25 marzo 2018

808 - Notizie dal mondo fluttuante - cronaca di un cambiamento

Da mesi, in questo blog, sto parlando di cambiamento.
Sapevo che in me qualcosa era in atto da molto tempo, non sapevo esattamente cosa, non sapevo come sarebbe successo. A dire il vero non sapevo neanche se sarebbe poi davvero successo, e questo forse era quello che più mi rendeva irrequieta.
A volte si sente forte l'esigenza di qualcosa di nuovo, ma per  mille motivi questo qualcosa non riesce poi a prendere forma, ad avvenire, e tutto rimane ancorato nella consuetudine.

In me il cambiamento è invece poi avvenuto davvero.
Un cambiamento stilistico importante, fondamentale direi.
Un cambiamento artistico che, certamente, va di pari passo con un cambiamento personale.

Questa lunga (ma anche breve, perché cercherò di riassumere il più possibile) cronaca  racconta come tutto è iniziato.
È infatti la cronaca della nascita del primo dipinto della nuova me, cronaca che ho già pubblicato, dividendola in più parti, sui miei profili facebook  e instagram
Ma sappiamo tutti come sono veloci quei mondi, dove una notizia pubblicata al mattino la sera è già vecchia.
Per questo voglio riportare tutto in questo che è un luogo della calma e delle cose che rimangono.
Sarà un lungo post, grazie se deciderete di leggerlo.
Mettetevi comode, e iniziamo.

 ***

Da dove si riprende quando tutto, del nostro modo di essere nel mondo conosciuto e che ci conosce, è cambiato? Da dove si inizia a descrivere? Beh: dall’inizio. 

Da un pomeriggio di qualche mese fa, quando dopo ore, giorni, mesi, di irrequietezza, di frustrazione, di sentirsi imprigionate in qualcosa divenuto troppo stretto di cui noi stesse siamo state artefici, quando ormai si sta facendo strada lo strisciante sentimento di lasciare tutto, in un pomeriggio assurdo di immobilità estrema (ero stata non so quante ore ferma, seduta su una sedia a guardare fuori) mi sono avvicinata al tavolo da lavoro, ho guardato il foglio che da giorni stava lì in attesa (un foglio dove avevo tracciato, potete vedere l'immagine qui sotto, una base stendendo in modo astratto pochi colori, colori che non sapevo però in nessun modo trasformare in qualcosa di davvero mio) l’ho guardato, e come se fosse improvvisamente caduto un velo l’ho visto. 

Ho capito che quei colori sparsi apparentemente a caso, con l'intenzione di farne uno sfondo, coprendoli, erano, invece, qualcosa che voleva emergere, qualcosa con una sua volontà, un mondo che da chissà quanto era lì, in attesa, e mi chiamava. Così ho preso un pastello, e ho tracciato due forme - disegnando, tracciando, facendo emergere, quello che già c’era. 
(Riuscite a vederle? In questa seconda immagine sono solo segni leggerissimi, si trasformeranno, strada facendo).
E tutto è cominciato.

Dopo aver tracciato queste prime due forme, ed essermi sorpresa da quello che vedevo, ho cercato di fare una sola cosa: non pensare.
Se in quel momento mi fossi messa a ragionare sicuramente mi sarei fermata. Spaventata, fermata, tornata indietro su strade conosciute.
Mi sono invece concentrata solo sul silenzio, sul processo, su quello che in modo naturale stava avvenendo, e guidata sempre e solo dai colori e dalle loro forme casuali, ho continuato a tracciare e far emergere ciò che già c’era, vestendo allo stesso tempo il ruolo di creatrice e di osservatrice.
Quello che vedevo nascere era qualcosa di completamente nuovo, somigliava a un mondo, un mondo di cui non avevo ancora nomi o definizioni, ma sapevo essere mio mondo, mia parte di vastissimo e inesplorato mondo, da tanto, tanto tempo...



A quel punto, di fronte a questa immagine che si stava formando quasi per sua volontà, ero tra l’euforico e l’interdetto.
Ho continuato ad andare avanti con, in quel momento, un un’unica curiosità: cosa ne avrei fatto di quella macchia rossa sistemata per orizzontale sulla parte superiore del foglio? :)
L’ho saputo quando ci sono arrivata, e il gesto, la mano, hanno fatto emergere una forma tracciata con un colore leggermente più scuro. Un fiore? Una conchiglia? La forma di un minerale? Una foglia, un fossile... Non so.
Una forma organica, come tutto ciò che le sta attorno.

Ho continuato a lavorare salendo dal basso verso l’alto (nell’esatto contrario di ciò che fino ad allora, in tutti i miei dipinti precedenti, avevo fatto), come un nuotatore che sale verso la superficie dell’acqua, spinta dalla stessa forza naturale...


Alla fine di quel pomeriggio straordinario ero di fronte ad un'immagine completamente nuova e allo stesso completamente mia
Ma cos’era, esattamente? Di che si trattava?
Ero sola in casa in quel momento, continuavo a guardarla sapendo che avevo varcato la soglia di un mondo nuovo, dal quale non sarei tornata indietro. Pensavo ai dipinti precedenti, ancora miei e amatissimi, ma il presente, il futuro, erano in questa direzione, che quel giorno, per sua volontà, si era manifestata.
Ciò che mi sorprendeva e mi rendeva euforica era il movimento che stava in queste forme: tendevano verso qualcosa che le attirava inesorabilmente. Fluttuavano.

"Notizie dal mondo fluttuante" - dipinto finito, nuova serie

Non sapevo però, ancora, che questo fluttuare sarebbe stato così fondamentale da dare il nome, non solo a questo primo lavoro, ma a tutta la nuova serie: notizie dal mondo fluttuante

La definizione è arrivata dopo un po’, quando già stavo dipingendo il secondo o il terzo di questi nuovi dipinti (attualmente sono dieci).
Mondo fluttuante, dal movimento che tutti contenevano, notizie, dal fatto che erano proprio notizie, che arrivavano da mondi altri, dal passato remoto, dal futuro lontanissimo, dal mio più profondo essere.

***

E qui potrei fermarmi, dicendo che tutto è poi continuato e sta continuando in questa direzione - che continuerò a documentare e mostrarvi.

***

Aggiungo oggi solo due cose.
La prima, che chiameremo: benedire.
Non tutti gli anni, ma spesso, da molti anni, scelgo una parola guida. Ultimamente è un fatto frequentissimo e naturale. 
Ma allora, una quindicina d'anni fa, era, almeno per me (ma tutt'ora, devo dire) per lo più un fatto personale, un piccolo rito domestico. Nel tempo ho imparato bene come funziona, so come questa parola può lavorare con noi mostrandoci tutti i suoi significati. Non sempre ne scelgo una, a volte non lo faccio, preferendo lasciare un vuoto di silenzio.
Quest’anno la parola è venuta da sola fino a me. Mi ha svegliato un giorno dicendo: adottami.
La parola, che poi è un verbo è: benedire. Intesa nel suo significato più semplice: bene dire. Dire parole buone.

Nella sua estensione diventa portare benedizioni, con ogni mezzo, in ogni modo.
Trovo estremamente significativo che, subito dopo essermi fatta scegliere da questa parola ed essermi messa a suo servizio, siano arrivati i nuovi quadri.

Infine, la seconda, che tutto conclude.
Era un sabato mattina di qualche settimana dopo, pioveva, stavo ascoltando la radio, quando ho sentito che a Roma era in corso una mostra su Hiroshige (incisore e pittore giapponese, anche detto Maestro della pioggia e della neve).
Non sapendone molto, ma subito affascinata, ho fatto ricerche, trovando tra le prime notizie questa:

"L'ukiyo-e (浮世絵 "immagine del mondo fluttuante") è un genere di stampa artistica giapponese su carta, fiorita nel periodo Edo, tra il XVII e il XX secolo”

Tutto si muove, tutto torna.

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