una mattina, nuotando da sola, mi sono diretta verso un gruppo di scogli lontani.
sopra di essi, sostavano, vigili, dei gabbiani.
tanti gabbiani, forse un centinaio.
gabbiani reali. enormi.
i più ben fermi sulle zampe, alcuni accovacciati in posizione di riposo, uno o due la testa sotto l'ala per dormire.
mentre mi avvicinavo, mi guardavano.
attenti, incuranti, feroci.
ho pensato che forse era meglio non accostarmi troppo alla scogliera, mi sono così limitata a scivolare loro davanti, lentamente.
così lentamente, che per attraversare tutta la lunghezza degli scogli, ho impiegato lunghi minuti.
durante i quali non mi hanno perso di vista un attimo, pur continuando a scrutare tutti i movimenti tra acqua e cielo, non solo il mio.
ci siamo osservati a vicenda in questo lungo-breve squarcio di tempo.
durante il quale ho pensato che è proprio vero che, come scrive william least heat-moon: quando la natura ricambia lo sguardo, si ha una strana sensazione davvero.
ero ormai giunta alla fine della lunga scogliera.
sotto di me, un gruppo di pesci argentati.
poi, un gabbiano ha gridato.
"il mare è tanto mare" è una citazione da "maremè" di bruno tognolini.