Capo di casa ve porto 'na nova
Ve porto 'na felice primavera
E canta l'ucelino sula rama
L'inverno parte e primavera chiama
E l'è fiorita la ruta gentile
Ecco lo maggio e la cima d'aprile
Erano due i grandi momenti di rituale passaggio nel mondo arcaico contadino.
Uno si celebrava la notte del 31 Ottobre, quando si apre la porta che chiama i morti e li fa mescolare ai vivi. Imbolc.
L'altro, che quella porta la chiudeva definitivamente per aprire quella della luce, si celebrava la notte del 30 Aprile. Beltane. Questa notte.
Rimangono di questi riti antichi ricordi.
In certe parti d'Europa ancora si innalzano pali fioriti, si accendono fuochi, si parla col mondo per propiziare la buona stagione, il buon raccolto.
Da noi si cantava.
Era il cantar Maggio che nelle piazze, nei campi, nelle stalle, rinnovava la promessa di fertilità, amore, risveglio.
Questa è la casa delle maraviglie
Ci sta una mamma con tre belle figlie
Davanti a casa tua mi son trovato
Che bello paradiso c'ho veduto
Avete 'na figliola 'nnamorata
Sotto le mille chiave la tenete
Sotto le mille chiave come l'oro
Se me la date contento moro
In questo tempo, difficilmente i vecchi riti riescono a trovare posto. Ma tutto è ancora dentro di noi, scritto nel nostro dna, pronto a tornare in qualsiasi momento.
Non provate una sensazione di gioia primordiale leggendo le parole della canzone? Non sentite qualcuno che da lontano chiama?
È lui. Ed è lì fuori.
È il Re Maggio che torna a ingravidare il mondo.
Provo a sussurrarli piano questi versi.
Mondo, mi senti?
Forse un giorno riuscirò a cantarli, ricorderò come si fa.
E tu mi sentirai meglio.
Intanto...
Capo di casa ve porto 'na nova
Ve porto 'na felice primavera
E canta l'ucelino sula rama
L'inverno parte e primavera chiama
E l'è fiorita la ruta gentile
Ecco lo maggio e la cima d'aprile.
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* le strofe dei canti (in corsivo) sono tratte dai canti di Maggio della zona della Valle dell'Alto Chiascio e sono pubblicate sul libro "La vita della giumenta bianca" di Etain Addey, Ed. Magi