sabato 17 maggio 2014

718 - Film, lontani viaggi in treno, incognite del destino - Una vecchia storia


 
Un paio di sere fa, vedendo quel romantico carinissimo film Prima del tramonto mi è tornata alla memoria una di quelle storie che rimangono chiuse in qualche stanzetta della mente fino a che un dettaglio non le illumina di nuovo e ce le fa ricordare con estrema precisione. Come fossero fatti del giorno prima.
E invece no. 
Siamo forse nell'anno '83. Anzi, sì, siamo sicuramente nell'83. 
Precisamente Settembre 1983.
 
 
 
 
 

Prendo un treno al mattino molto presto, destinazione Pisa.
Salgo nella piccola stazione di Orbetello, il treno è uno di quei vecchi Espressi dalla lunghissima percorrenza con molte fermate. È partito non saprei dire ora da dove, forse da Salerno, o ancora da più lontano, da Reggio Calabria, probabilmente a notte fonda, o addirittura la sera prima.
Insomma io salgo e sta albeggiando; trovo posto in uno scompartimento già semioccupato, mi siedo. Mi aspettano due ore circa di viaggio. Ho probabilmente con me un libro, ce l'ho sempre, da sempre. Ma finisce poi che in treno non leggo mai, troppo interessata a tutto il resto, dai dettagli del paesaggio, ai viaggiatori che incrocio, al semplice lasciar vagare la mente.
Quella mattina su quel treno, nel mio stesso scompartimento, ci sono una donna di età indefinita che dorme, e un ragazzo e una ragazza, che, seduti vicini, con le teste vicinissime, sfogliano e commentano la stessa rivista. 
 
 
 
 

Accantonata subito la donna che dorme mi dedico all'osservazione segreta dei due. Non ho idea di dove siano saliti. Sono già completamente parte dell'atmosfera di quel viaggio, tranquilli e rilassati come se quel treno fosse casa loro. Li giudico immediatamente una coppia. Commentano le immagini e gli articoli della rivista ridendo per cose che entrambi trovano buffe, aggiungendo particolari, ognuno i suoi ma così pertinenti a quelli dell'altro, gesticolando quasi allo stesso modo, come una coppia di lunga durata - seppure, osservandoli, hanno solo qualche anno più di me.
Sì, penso, sono fidanzati. Fidanzati in viaggio per una breve vacanza, deduco infine con una svista ai due bagagli sopra le loro teste.
Dopodiché mi metto a guardare fuori, sempre ascoltando più o meno distrattamente le loro risate e i loro commenti. E proprio in quelle aggiunte che ciascuno dei due fa a quello che stanno leggendo, si inizia a costruire, solo e tutta per me, la loro storia, che scopro completamente diversa da quella che avevo immaginato. 
 
 
 

Non sono una coppia. Non sono nemmeno amici. Si sono conosciuti su quel treno, qualche ora prima. Non riesco a capire chi dei due sia salito prima o se siano saliti assieme, fatto sta che durante quelle ore tra la notte e il giorno hanno avvicinato le teste e si sono messi a sfogliare la stessa rivista. Ridendo e commentando le stesse cose buffe.
Il viaggio continua, io sono sempre più interessata e vaga. Capisco che lui sta andando a Torino, lei a Viareggio - scenderà poche stazioni dopo la mia. Entrambi hanno cose da fare nelle due città, lui per lavoro, lei per vacanza. 
 
 
 
 
 
 
Intanto mentre fuori si sta facendo giorno e il treno procede nel suo viaggio lento, l'atmosfera tra i due cambia. Finita la rivista rimangono un po' in silenzio, poi iniziano a parlare d'altro. 
E qui, lui, inizia un viaggio nel viaggo. 
«Non scendere» le dice improvvisamente. «Vieni con me a Torino».
Lei lo fissa, rimane un po' sospesa, poi: «No, non posso».
Riprendono a parlare di cose leggere. Ridono ancora. Finchè lui, di nuovo: «Non scendere a Viareggio. Dai, vieni con me a Torino» e lei ancora «No, non posso. Davvero!». 
 
 

Da quel momento, la tessitura del discorso diventa una sorta di ricamo floreale, nel quale in mezzo a frasi sull'autunno che arriva, la passione di lei per la fotografia, un aneddoto su un vecchio amico di lui, si inserisce un motivo fisso, come fosse una foglia sempre uguale in una sequenza di fiori tutti diversi; «Non scendere, dai, ti prego. Vieni con me a Torino» “No, ti prego io, non insistere, non posso».
Ma, mi pare, che quel «non posso» stia iniziando a vacillare.
Si distolgono un attimo per guardare la donna che dormiva scendere alla stazione di Livorno.
La prossima fermata è la mia. Tra le due stazioni ci sono una decina di minuti; i «Non scendere, vieni con me» e i «No, non posso», si intensificano, con da una parte sempre più insistenza, dall'altra sempre più esitazione - o forse è solo la mia mente di ragazzina romantica che la percepisce tale? Col senno di poi non saprei...
 
 

 

 
E siamo a Pisa, "Stazione di Pisa!".
Mi preparo, li saluto come se di loro non avessi sentito nulla, scendo.
Mentre cammino sul marciapiede accanto al treno passo di fronte a quello che era il mio scompartimento e li guardo. Sono seri, e gesticolano parlando.
Lei si è messa gli occhiali da sole.
Io non saprò mai se è scesa a Viareggio o è rimasta su quel treno. 
 
 

Fin :)
 
* le immagini sono tutte scattate da me, durante i miei viaggi in treno
 
 

6 commenti:

  1. :) che bel ricordo!
    Forse avresti dovuto restare sul treno anche tu, almeno fino a Viareggio...
    Sarebbe bello che i due ragazzi si riconoscessero nel tuo post e si facessero vivi, per raccontarti cosa è davvero successo!

    RispondiElimina
  2. Thank you for taking us on this journey with you.

    RispondiElimina
  3. Risposte
    1. :)
      Puoi sempre vedere il film che è carinissimo. Si tratta di una trilogia, la cui giusta sequenza è: Prima dell'alba, Prima del tramonto e infine Prima di mezzanotte (quest'ultimo devo ancora vederlo anche io).
      Ciao Anna!

      Elimina

grazie per i commenti che lascerete :)
seppure non sempre riuscirò a rispondere personalmente a tutti, sappiate che apprezzo molto che qualcuno decida di spendere un po'; del suo tempo a farlo.
tiziana

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