Sono sempre così attratta dalle vecchie storie, specialmente quelle che portano con loro un pizzico di mistero.
Ieri sono stata catturata da una di queste. Una storia di 102 anni fa.
È mattina presto, sto pigramente guardando la home page di facebook, quando la mia attenzione viene richiamata da alcune bellissime immagini che ritraggono una ragazza in rosso.
È difficile, si sa, nella marea di informazioni che ci giungono da ogni dove ogni giorno, essere catturati davvero da qualcosa, ma queste foto hanno un fascino unico, che chiama.
Le immagini ritraggono Christina, una splendida ragazza bionda, che cammina su una spiaggia, che siede pensosa sulle rive, in un giardino, appoggiata a un muro.
Sono immagini piene di fascino, un'atmosfera in bilico tra dipinto preraffaellita e fiaba gotica, che non possono lasciare indifferenti. Ma soprattutto, quello che mi lascia incredula è che si tratta di immagini scattate nel 1913.
Sono così attuali da sembrare di un 1913 dell'altro ieri.
Si tratta dei primi sperimentali scatti a colori della storia della fotografia, realizzati con una tecnica chiamata Autocromia, ideata da quei geni dei fratelli Lumière nel 1903. Una tecnica che richiede pazienza e maestria, in quanto la colorazione avviene tramite una fitta grana di fecola di patate, opportunamente trattata in modo da risultare gialla, rossa, blu, e distribuita poi su lastre di vetro. Su queste lastre viene poi stesa l'emulsione fotografica in bianco e nero, si mette il tutto in esposizione, ottenendo un negativo a colori. Un procedimento laborioso, che non sono neanche sicura di aver ben capito, ma non è questo che importa. Quello che importa è l'innegabile bellezza delle immagini che si ottengono, una bellezza senza tempo.
Le foto in questione, racconta l'articolo, sono scattate sulla spiaggia di Lulworth Cove nel Dorset, da Mervyn O’Gorman (1871-1958) un ingegnere inglese tra i pionieri della fotografia a colori. E ritraggono tutte Christina, colei che nell'articolo viene definita la figlia.
Sono così colpita e affascinata dalla bellezza delle immagini che decido di condividerle sul mio profilo, e, curiosa come sono, inizio subito a fare delle ricerche sulla tecnica dell'autocromia.
Intanto alle foto si interessano anche i miei contatti, che iniziano a lasciare commenti ammirati. Tra questi mi incuriosisce il commento di Gianna, che mi scrive: "La Christina delle foto si chiamava Bevan, non era la figlia di O'Gorman, ma di suoi amici".
A questo punto sono completamente in balia della storia, catturata tutta intera, tanto che non posso fare a meno di iniziare ricerche approfondite su Christina stessa, trovando diversi articoli, sia in italiano che in inglese.
ll primo ad interessarsi alla vera storia di Christina è il Daily Mail che il 5 Maggio di quest'anno esce con un articolo. Il giornale britannico narra di aver contattato il curatore del National Media Museum di Bradford (fondazione che custodisce la collezione della Royal Photographic Society, una delle più antiche istituzioni che si occupano di fotografia, e ha organizzato la mostra che ha reso note queste immagini), Colin Harding, il quale ha dei forti dubbi sul fatto che la ragazza sia la figlia di O’Gorman.
Dai registi anagrafici del 1911, risulta infatti che l’ingegnere e la moglie, Florence Rasch, non hanno figli. Impossibile dunque che nel 1913 possano avere una figlia adolescente. A parte questo, non esistono però altre informazioni sulla vita degli O’Gorman. La ricerca non risponde dunque alla domanda principale: "Chi è Christina?".
La questione sembra essersi arenata, ma l’11 giugno il National Media Museum torna sul fatto comunicando la conclusione delle ricerche. Grazie alla risonanza mediatica di quelle immagini, il museo è stato contattato da Stephen Riddle, un tecnico di laboratorio in pensione che è in possesso delle foto stereoscopiche, ereditate dal suocero, e firmate proprio da Mervin O’Gorman in persona.
In questa immagine si legge chiaramente che ad essere ritratte sono Daisy Bevan, con le due figlie, Anne (a destra) e Christina (al centro).
Le tre donne appaiono anche in un altro scatto che nuovamente le nomina.
A questo punto non ci sono più dubbi e la storia può essere, seppure solo in parte, ricostruita.
Christina Elizabeth Frances Bevan ha sedici anni nelle foto che le scatta Mervyn O’Gorman.
È nata l'8 marzo 1897 ad Harrow da Robert (filosofo, scrittore, studioso di religioni comparate e docente di ellenistica presso il King's College di Londra) e Mary (figlia di Granville Waldegrave, terzo barone di Radstock, detta Daisy) Bevan. La sorella Anne ha appena un anno meno di lei e la famiglia, che vive al n. 6 di Chelsea Embankment - a soli due minuti a piedi dalla casa degli O'Gorman, al 21 di Embankment Gardens - deve essere molto amica della coppia, tanto da fare assieme gite ed escursioni e permettere a Christina di posare per questi scatti sperimentali. La scelta dell'abito rosso non è casuale, ma dettata da una precisa volontà, in quanto il colore rosso rende particolarmente bene nelle foto realizzate in autocromia.
La sorella di Christina risulta essersi poi sposata con Charles Sanders Craven con il quale ha avuto due figli, Florence, morto a quindici anni nel 1945, e Robert, nato nel 1931 e probabilmente ancora in vita.
Di Christina non si sa invece altro, se non che è morta nel 1981, all'età di ottantaquattro anni.
Non si è mai sposata, non ha avuto figli.
Questo è tutto ciò che al momento si sa di questa splendida fanciulla bionda, così bella, così attuale, che conserva negli sguardi e nelle pose tutto il suo mistero.
Chissà cosa penserebbe di tutto l'interesse che ha suscitato e del fascino senza tempo che emanano queste immagini, una bellezza che ha spinto così tante persone ad interessarsi alla sua storia.
Perché sono proprio la sua presenza, gli abiti che indossa, il suo modo di posare, il suo sguardo pensoso che rendono queste immagini uniche e speciali. È proprio lei.
La presenza di questa sedicenne del 1913, alla quale, chissà forse l'ing. O'Gorman, vedendo apparire le immagini appena sviluppate avrà detto: "Christina, guarda che meraviglia! Un giorno saremo famosi!".
Lei secondo me ha riso, scuotendo le spalle, tirandosi dietro l'orecchio una ciocca di capelli, con la leggerezza degli adolescenti, che non hanno bisogno che qualcuno glielo annunci: sanno benissimo da soli di essere immortali.