martedì 24 febbraio 2009

195 - mardi gras

al mio paese era uso vestirsi, chissà per quale antica tradizione, da "stracci".
abiti informi tirati fuori dai bauli, bucati, sgualciti.
lenzuola come mantelli.
il viso coperto da un cappuccio bianco, con due buchi per gli occhi. le voci in falsetto.
questi spauracchi, anime in pena-spaventapasseri, correvano per le vie sul mare come fantasmi inquieti.
li guardavo da lontano: mi facevano paura, mi divertivano.

questo il ricordo più malinconico del carnevale.
forse anche il suo senso più profondo.
un misto di sguaiatezza, paura, divertimento.
un correre inquieto di fantasmi umani.

***

andrò a dormire immaginando di essere a Venezia.
e in quel momento tra veglia e sonno in cui tutto è possibile passeggerò tra i canali.
sbirciando nelle case illuminate.
passando attraverso feste sontuose.
invisibile.
leggera.

e poi, quando tutto è finito, e non è più notte e non è ancora mattino, mi fermerò a raccogliere gli ultimi coriandoli per lanciarli nel vento, mentre per strada non passa più nessuno.

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tiziana

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