sfogliando stamani un libro di escursionismo, ho casualmente trovato la descrizione di uno dei luoghi della mia infanzia.
lo chiamavamo il vallone, era in realtà una cessa antincendio sita sul fianco di un poggio selvaggio e ventoso.
il taglio del bosco aveva creato questo prato innaturale, che si srotolava lungo tutto il dislivello della collina.
ai due lati era fitto di bosco e silenzio.
e questo misto di selvaggio e artificiale contribuiva e rendere il luogo inverosimile e misterioso.
come se l'essere stato violato in quel modo gli avesse conferito una sorta di furia sommessa.
un ringhio pronto a colpire alle spalle.
sono anni che vi manco, ma ricordo bene il senso di oscuro e assieme di sguardo attento che veniva dal folto di quel bosco diviso a metà.
una volta lo percorremmo tutto dopo una fitta nevicata.
orme di animali e uccelli sconosciuti precedevano le nostre.
più spesso lo visitavamo di sera.
arrivavamo al prato soprastante e ci calavamo giù nel vallone mentre dal basso, a farci incontro, salivano le ombre del crepuscolo.
la risalita era poi veloce, col cuore in gola, pervasi da quel senso di paura ancestrale che si ricerca sovente da bambini.
correvamo selvaggi, lasciandoci alle spalle il mare scuro che mugghiava in fondo, ancora più in fondo. il cielo su in cima si colorava di indaco e noi gli correvamo incontro.
arrivati al prato stremati ci riposavamo quel poco che ci avrebbe consentito di continuare fino a casa attraverso una carrozzabile abbandonata.
allontanandomi, continuavo a voltarmi.
lo guardavo quel vallone oscuro e adesso avvolto dal buio.
lo guardavo di continuo, finché potevo.
mi voltavo, e mi voltavo.
coglievo a volte ombre fugaci.
che sempre rimanevano un mio segreto.
***
un pomeriggio di svariati anni dopo quei giorni ho fatto invece questo.
un dipinto ancora invero senza nome (non mi si sta manifestando! :)) che a breve sarà aggiunto nella pagina della piccola galleria tra dipinti e illustrazioni.
buona serata, e buon fine settimana!
Grazie per questo racconto e per il dipinto. Sembra che qualcosa li leghi... Forse il nome è lì...
RispondiEliminaBuon fine settimana cara Tiziana.
grazie del suggerimento... non ci avevo pensato sai? adesso li unisco (dipinto e ricordi del vallone) e aspetto che la notte porti consiglio! buon fine settimana a te carolina carissima :)
RispondiEliminaChe bello Tiziana, il tuo racconto mi ha riportato alla mente le corse, le avventure e le paure che si vivono da bambini.
RispondiEliminaIl tuo dipinto mi ricorda molto un Tao, è molto bello, complimenti.
Buona domenica.
quando ti dico che mi disegni... da rossa a castana e adesso aspirante bionda, il colore dei capelli segna le metamorfosi, le epoche della vita, il tuo dipinto e' come uno specchio, i tuoi disegni sono profondamente intuitivi, i colori sono magici.
RispondiEliminagrazie federica ed emanuela per i vostri commenti e le vostre parole!
RispondiEliminail titolo si è poi manifestato ed è "unità fatte di due".
c'è dentro un po' di tao. un po' delle molte emanuele. un po' dell'essenza del bosco diviso in due. e infine, e soprattutto, è la frase di una poesia di emliy dickinson, che mi è ri-apparsa ieri per caso. un caso fatto appposta per il mio piccolo dipinto ;)
buona domenica!
Bellissimo il tuo ricordo che mi ha molto turbata, facendomi rivivere con inquietante immediatezza certe atmosfere della mia infanzia da lungo tempo rimosse. La ricerca della paura, com'è vero ciò che hai scritto (e come lo hai scritto meravigliosamente bene) e la sensazione di essere i soli ad accedere a una realtà 'altra', misteriosa e in attesa, invisibile agli altri. Grazie.
RispondiEliminaBellissimo anche il dipinto e il titolo preso a prestito dalla grande Emily Dickinson, che, ora lo capisco, non potevi non amare.
eccola qua la mia papera preferita! :)
RispondiEliminagrazie a te cara duck per questa ulteriore bella considerazione che mi lasci. un abbraccio!