Eva Kullgren: si chiama così la protagonista di un bell'articolo/intervista letto giorni fa sul numero di Marzo della rivista Terranuova.
l'articolo sulla rivista Terranuova |
Ha questo nome, ha, adesso, circa cinquant'anni, e da due viaggia in solitaria a bordo di Olina, la fedele barca a vela.
La sua è una storia semplice, immediata: nell'estate del 2010 Eva, cha ha figli ormai grandi e indipendenti, vuole intraprendere qualcosa di bello, di nuovo, di memorabile.
(mi vengono in mente altri, famosi e non, che alla soglia di un'età così rotonda decidono di fare un lungo viaggio... che sia forse proprio una richiesta, un bisogno dell'animo umano...?)
Eva non è una grande esperta di navigazione a vela. Ma ha Olina, un'imbarcazione di circa otto metri, e con questa decide di partire per il Suo Grande Viaggio.
Racconta nell'articolo:
"Lavorare ogni giorno, anno dopo anno, in Svezia, stava perdendo valore. I miei figli erano cresciuti, e nella ricerca di qualcosa che mi ridonasse entusiasmo ho deciso di riscoprire un mio vecchio interesse: la navigazione [...] Così io e Olina abbiamo lasciato Stoccolma, iniziando una nuova vita, una vita in cui decido io quando alzarmi al mattino e dove andare. Ho disceso la costa della Svezia e sono salpata verso Bonholm. Navigare il mare del Nord e il Bascay mi terrorizzava, dato che viaggiavo da sola, con un equipaggiamento ridotto. Sono arrivata in Polonia a tarda notte, c'erano diverse navi cisterna che entravano da un passaggio piccolo e stretto, ma ho deciso di infilarmi e ho trovato la via per un piccolo porticciolo [...] La gente mi aveva detto che sarebbe stato impossibile attraccare una barca di quelle dimensioni da sola. Avevo paura. Ma avevo chiesto consigli a tutte le persone incontrate e avevo chiamato la Capitaneria per avvertire che stava arrivando una principiante, così tutto ha funzionato alla perfezione."
Con questa prima grande prova Eva dà vero inizio al suo viaggio, e una volta imparato a gestire la chiusa di un fiume (ne ha superate ben 97!) comincia a godere del paesaggio.
"Viaggiare sui fiumi d'Europa è bellissimo, vedi le città dalla riva. Berlino è incredibile, ci sono tantissimi piccoli graziosi bar e ti puoi fermare quando vuoi per una sosta e bere una birra fresca. Te la portano anche sulla barca, se vuoi! [...] Ho risalito il fiume Reno, molto lentamente: Olina combatteva come un pesce contro la corrente che era molto forte. C'è voluto molto tempo, tanto che ho visto gli alberi cambiare colore e giorno dopo giorno diventava sempre più freddo."
Era giunto Novembre, e Eva, che di sè dice "Non sono nata ricca, non ho mai vinto la lotteria, il denaro gioca ancora un ruolo nella mia vita" si ferma, attracca Olina in un porto fluviale e trova lavoro per la stagione sciistica per tutta la durata dell'inverno.
Si tratta di un bel lavoro, le piace, si trova a suo agio. Ma ha voglia di ripartire, e con il ritorno della primavera può finalmente ritrovare Olina e riprendere il viaggio.
Che si fa a questo punto maestoso. È il Danubio! Eva e Olina attraversano Vienna, Bratislava, Budapest, Belgrado.
"E' stato bello attraversare tutti questi posti, ma il meglio doveva ancora venire. Il Danubio, o Duna, come lo chiamano quelli del luogo, stava diventando sempre più selvaggio. Le sue acque sono diventate sempre più turbolente e c'erano enormi spiagge di sabbia totalmente vuote. Le grandi città si sono trasformate in piccoli villaggi [...] ero solita lasciare la mia barca ancorata e remare col mio canotto nei piccoli e stretti canali per vedere i piccoli laghi pieni di uccelli [...] il fiume Duna è una donna, un'antica madre che scorre per 2800 km passando attraverso quattro capitali. Gli scavi intorno a Lepinski Vir hanno mostrato che le città fluviali si insediarono qui oltre ottomila anni fa [...] Duna che ha vissuto tanto a lungo e porta così tanta testimonianza nelle sue acque non smette di dare la vita. E' una donna molto fertile con una foce che cresce di quaranta metri l'anno e con moltissime specie che la abitano."
Olina |
Eva è giunta al delta, e infine alla foce: è tempo di tornare in mare.
L'incontro è magnifico:
"Ho lasciato il Danubio molto presto la mattina, con la luna a Ovest e l'alba a Est. Immergevo continuamente una mano nel Mar Nero, assaggiando l'acqua per determinare quando fosse diventata salata, ma è molto difficile dire il punto esatto in cui finisce il fiume e inizia il mare [...] Ho gridato forte quando le vele si sono riempite d'aria e mi hanno condotto sulle onde."
Trascorrono diciotto ore da questo incontro, nelle quali, con una navigazione costante e un buon vento a favore, Eva raggiunge un nuovo porto: Costanza. e di porto in porto, in una navigazione tranquilla, sottocosta, è Bosforo, è Istambul. Qui Eva lavora ancora un po', prima di riprendere il suo viaggio, questa volta -visto che un nuovo autunno sta tornando- alla ricerca di un porto che la accolga dandole modo di fermarsi un po' più a lungo. E lo trova, il suo porto: si tratta di Orhaniye, vicino a Marmaris.
"Penso di aver trovato finalmente la mia baia. Qui incontro altri marinai che si guadagnano da vivere lungo la strada. [...] Ci sono sempre più persone che dicono di no al consumismo eccessivo e che mi danno tutta una serie di suggerimenti, per esempio, su come passare l'inverno."
Noi la lasciamo lì Eva, nel porticciolo di Orhaniye.
Chissà se è ancora lì ferma. Chissà se con l'arrivo di una nuova primavera riprenderà il suo viaggio... non è importante questo. Non è importante averne la certezza o sapere esattamente dove si trovi adesso.
Quello che è importante è il messaggio che Eva ha voluto dare a tante persone, specie donne. Sue coetanee, più giovani, più anziane, che si trovano in un momento di stanchezza, che si trovano di fronte a una scelta, che vorrebbero intraprendere qualcosa ma hanno paura.
Penso a tutti i no che ci diciamo giornalmente, anche su piccole cose.
Sono troppo vecchia, troppo giovane, non ho la giusta competenza. Cosa dirà la mia famiglia, cosa penseranno gli amici, che dirà la gente. Non ho tempo. Non ho spazio. Non ho soldi.
Non posso, adesso.
Quanto ci neghiamo? Quanti limiti ci poniamo?
La prossima volta che accadrà, pensiamo a Eva. a coloro che le dicevano che sarebbe stato impossibile attraccare da sola una barca di piccole dimensioni in un enorme porto del mare del Nord.
"Ogni giorno ho avuto una diversa esperienza di navigazione e ogni notte ho dormito in una baia diversa. Sento veramente di aver trasportato la Madre Terra e le sue acque nel mio cuore. La bussola è nella mia testa e il vento nel mio corpo. Il movimento delle onde rilassa la mia anima. [...] Anche se a volte è dura navigare, perché vieni sorpresa dalle cattive condizioni meteorologiche e le cose si rompono, continuo a non rimpiangere la mia decisione di provare un altro stile di vita. Lo consiglio senza esitazioni a chi se lo sente dentro."
Buon vento, Eva.
Buon vento a chiunque stia cercando il suo :)
Eva Kullgren |
Che bella che è questa storia. E allora che il vento ci sia propizio, qualunque sia la navigazione che intraprendiamo.
RispondiEliminaHo letto anch'io la storia di Eva sull'ultimo numero di Terra Nuova e mi ha molto colpita.
RispondiEliminaLa vita di mare è dura e può diventare anche pericolosa, ma ha un fascino enorme che nasce dalla possibilità che dà di vivere davvero a contatto con gli elementi e in piena libertà: oggi qui, domani lì, ma veramente.
E poi, tutta quella solitudine che può aprirsi alla socialità in un porto, in una baia.
Affascinante.
E molto belle le tue parole di incoraggiamento, che faccio mie - ché servono sempre!
Un abbraccio