come cambia in fretta il cielo in questo periodo.
ogni anno è così.
a fine febbraio i tramonti si fanno intensi, lunghissimi.
come se il cielo fosse il primo a sentire che qualcosa sta cambiando.
***
sono affascinata in questi giorni dalle foto di Miroslav Tichy.
la sua è una storia di ritiro dal mondo.
studente di belle arti nella praga del '45, membro di un gruppo clandestino di pittori negli anni cinquanta, si ritira successivamente nella sua città natale, Kyjov, luogo isolato, non distante da Brno.
sofferente per problemi psichici, viene chiuso in manicomio per un anno.
quando ne esce, il suo bisogno di isolamento diviene totale.
Tichy non vuole più saperne del mondo. vivrà da allora di espedienti, coltivando la sua unica passione: la fotografia.
per farlo costruisce da solo tutto l'occorrente, dagli apparecchi fotografici, agli sviluppatori, fino agli ingranditori, usando qualsiasi cosa gli passi fra le mani: scatole di scarpe, pacchetti di sigarette, rotoli di carta igienica. lenti di vecchi occhiali o pezzi di plexiglas assemblati fra loro diventano nelle sue mani rudimentali obiettivi.
nelle sue foto soprattutto donne. sono la sua ossessione.
le fotografa per strada, nei campi mentre prendono il sole, nella piscina comunale.
e sono immagini splendide.
imperfette, sbiadite.
le sue donne appaiono come fantasmi, creature inafferrabili, pronte a sparire così come si sono manifestate.
Tichy non bada molto a questi suoi capolavori.
li conserva malamente, montati su improbabili cartoni, che sovente scarabocchia.
sarà un suo vicino di casa a scovare e conservare il suo tesoro.
e a iniziare a mostrarlo al mondo.
ed è proprio di questi giorni la sua consacrazione, con una prima personale che comprende più di cento immagini, in mostra all'International center of photography di New York.
ma basta raccontare.
vi lascio alle immagini (che potrete vedere cliccando sui vari link che ho lasciato qui sopra).
da sole parlano e descrivono più di quanto io o chiunque altro potremmo mai fare.
buona passeggiata.
Ma com'è bello starti ad ascoltare mentre racconti... Dalle tue storie (da questa come da quella sui lupi, ad esempio) traspare sempre la tua sensibilità e la tua empatia. E le persone e i luoghi di cui parli prendono vita e si animano come se fossero con me nella mia stanza.
RispondiEliminaGrazie!
grazie duck! che belle cose mi hai detto! un abbraccio!
RispondiElimina