domenica 25 luglio 2010

419 - la guardia e il ladro - una storia vera, della domenica

c'è questa bella storia letta tempo fa sul new york times, che mi va di raccontarvi, romanzandola a modo mio, in una domenica di fine luglio.

questa sono io mentre mi concentro per iniziare

e dunque, eccoci qua.
siamo in kenia.
con noi -se ci voltiamo leggermente sulla sinistra possiamo vederli- ci sono due ragazzi che corrono.
a guardarli meglio, si direbbe piuttosto che uno stia rincorrendo l'altro.
sì, è decisamente così.
simon, il primo, veloce e leggero come una gazzella in età da marito, fa a zig zag tra la polvere e i pochi arbusti.
porta qualcosa con sé, non riesco a mettere bene a fuoco di che si tratti...
hosea, leggermente più affaticato, gli corre decisamente dietro.
del resto il fatto che gli stia gridando: - fermati, disgraziatooo! maledetto il giorno che ti ha messo sulla mia strada, ma tanto ti prendo! ah se ti prendo! fermatiiii, tu sarai la mia rovina! cane rognoso! grugno di scimmia! delinquente da quattro soldi! ah ma ti prendo sai, ti prendooooo! - è piuttosto indicativo.
fra l'altro, già leggermente in affanno come si trova, tutto quel gridare non è che lo avvantaggi, forse sarebbe meglio che corresse in concentrato silenzio.
ma lasciamo perdere queste supposizioni ragionate e torniamo sulla scena.

che mandiamo indietro di qualche giorno...

ci sono sempre due ragazzi, gli stessi.
uno è una guardia. guardia e custode di un deposito di legname.
pochi soldi, per non dire niente, una catapecchia in cui vivere e quel lavoro arrivato dal cielo come la pioggia alla fine della stagione secca.
l'altro è un ladro. ladro di legname in un certo deposito dove per i suoi gusti ne giace accumulato anche troppo.
pochi soldi, per non dire niente, una catapecchia in cui vivere, niente lavoro, e nemmeno un ciocco di legno per farsi una tazza di tè.

inquadrati? ecco, allora possiamo tornare alla nostra scena iniziale.

e riguardiamo bene i due ragazzi che corrono.
ma sì, ecco cosa tiene simon sotto un braccio!
un ciocco di legno.
un grosso pesante ciocco, che sembra però non incidere minimamente sulla sua corsa.
tanto ancora più veloce e agile continua il suo zig zag tra il niente in cui si trovano.
e dunque simon corre, scatta, dribbla.
e hosea corre, ansima, impreca.
impreca perché simon vola. va più forte del vento.
pur con quel ciocco sotto il braccio è imprendibile.
guadagna terreno su terreno, mentre hosea, che pure è veloce come una giovane zebra in orario di cena, il terreno lo perde, poco per volta.
finché infine si ferma stravolto.
le mani sulle ginocchia, a guardare quella nuvola che ormai fuori della sua portata lo prende anche in giro salutandolo con la mano libera.
questo è troppo.
riprende a sbraitare: - aaaahhhh! ma tanto ti prendo, che credi! ti ho visto, so che faccia hai! ti trovo, fosse l'ultima cosa che faccio ti trovo e ti faccio arrestareeee! ladroooo! mia rovinaaaa! delinquenteeeee!...
amen.

subito lo stesso giorno hosea inizia ad informarsi.
e in poco tempo della sua preda sa nome, provenienza, indirizzo.

ed è lì che -cambiamo scenario- adesso sta andando.
eccolo. si trova proprio davanti alla catapecchia di simon, così simile alla sua.
si guarda attorno, e poi forte delle legge dalla sua parte, bussa, impettito.
e simon apre.
si guardano.
si riconoscono.
iniziano a gridare contemporaneamente.
hosea è molto, molto arrabbiato.
simon, da parte sua, pure.
si insultano, discutono, gesticolano. poi si insultano più forte.
stanno quasi venendo alle mani, quando simon di botto si ferma e dice a hosea: - entra, che ti faccio un tè.
e hosea accetta.

si accomoda diritto all'unico tavolo sbilenco, e aspetta, mentre simon regale come un principe della savana, tira fuori due tazze sbeccate, un bricco di fortuna, due bustine di zucchero prese chissà dove, e dell'ottimo té nero, unico lusso che ama concedersi -non indaghiamo come- tutte le volte che può.
i due siedono adesso uno di fronte all'altro.
due ragazzi che si guardano, bevono tè -preparato con un pezzo del ciocco rubato- e si raccontano le vite.
così simili.
guardia e ladro, due facce della stessa medaglia.

- però, corri bene - dice a un certo punto la guardia.
- pure tu, non sei niente male - replica il ladro.
e poi, sospirando assieme: - ah, potessimo solo correre per vivere...

fine della storia.

i protagonisti:
hosea rotich, la guardia.
simon wangai, il ladro.

entrambi adesso, maratoneti.

perché è così che a volte inizia la più bella avventura.
con un ladro che fugge e una guardia che gli corre dietro.

e buona domenica.


7 commenti:

  1. Grazie Tiziana, racconto davvero emozionante e serena domenica anche a te! Bacio Monica
    P.S. Splendida nell' autoritratto, ma il tuo visetto lo vedremo mai?

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  2. grazie a te monica! sì, una bella storia, vero? riguardo a una mia foto, da qualche parte credo qualcosa ci sia. non ne ho mai messe qui credo per una sorta di timidezza. ma il mio motto è prima o poi, dunque chissà mai... buona domenica a te!

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  3. Cercandoti, ho trovato che condividiamo anche una certa timidezza: solo gli occhi....ma non sono essi la porta dell'anima? Felice.......ti bacio.
    Buona settimana! Monica

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  4. Ciao cara t! grazie per averci romanzato questa storiella :)
    Il dipinto lo trovo davvero bello (l'immancabile tazza di tè, eh?); quanto alla fotografia... beh, è sul Rimaginadario, vero?
    Un abbraccio,

    wenny

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  5. monica: è vero, lo avevo pensato anche io :)

    wenny: giusto, sul rimagindario! sai che me ne ero dimenticata? grazie cara, un abbraccio a te.

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  6. Arrivo in ritardo - pant pant! - dopo una settimana affannata, ma che premio! Questa storia è molto bella, raccontata/romanzata splendidamente e mi ha fatto tornare indietro ai miei anni africani. Quelle catapecchie, quelle tazze smaltate e sbreccate, quello strano, per noi a volte incomprensibile, ma umanissimo approccio alla vita!
    Grazie!

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  7. è vero duck, tu ci hai vissuto! che esperienza importante deve essere stata! grazie per il tuo passaggio, un abbraccio e buon fine settimana!

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grazie per i commenti che lascerete :)
seppure non sempre riuscirò a rispondere personalmente a tutti, sappiate che apprezzo molto che qualcuno decida di spendere un po'; del suo tempo a farlo.
tiziana

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