durante il nostro ultimo soggiorno sulle alpi del Sud Tirolo, nella giornata passata a Bolzano, ho fatto la conoscenza di Oetzi, l'uomo venuto dal ghiaccio.
non ero molto informata su di lui: ricordavo le poche cose lette qua e là ai tempi del ritrovamento, sapevo che il suo corpo si trova adesso nel museo archeologico di Bolzano. sapevo poco altro.
non sapevo invece che mi sarei così appassionata alla storia e alle vicende del nostro lontanissimo antenato.
da quel giorno, e poi al mio ritorno a casa, ho fatto molte ricerche, ho letto il libro della studiosa Angelika Fleckinger, ho osservato con attenzione le ricostruzioni fatte del suo aspetto e delle sue giornate, così adesso posso elencare che:
- era altro circa 1,60 m.
- portava un numero di scarpe che corrisponde al nostro 38.
- il suo corpo non presentava alcuna traccia di grasso. pesava attorno ai 50 kg, ed era molto agile.
- portava i capelli, scuri e ondulati, lunghi fino alle spalle, non intrecciati o raccolti.
- aveva gli occhi azzurri.
- aveva il diastema ovvero i due incisivi dell'arcata superiore separati da un piccolo spazio... (combinazione, come i miei!)
- sempre i denti, erano completamente privi di carie. sanissimi dunque, ma consumati da importanti masticazioni (consumo abbondante di cereali e uso dei denti per la lavorazione del legno, della pelle, etc)
- al momento della morte doveva avere dai 45 ai 52 anni. un individuo anziano dunque, per la media del tempo. anziano probabilmente significava anche un capo, o un personaggio di spicco nella sua comunità.
- dalle tracce di arsenico ritrovate nel suo corpo, si ritiene avesse partecipato occasionalmente ad attività di estrazione e/o lavorazione del rame, scoperta e novità dell'epoca, che rivoluzionò talmente tanto la vita fino ad allora basata su coltivazione e allevamento, da dare il nome al tempo: età del rame.
- aveva subito nel tempo diverse fratture ossee, tutte ben consolidate, e il congelamento del dito mignolo del piede sinistro.
- aveva sul corpo numerosi tatuaggi, che, per la loro forma e disposizione, fanno pensare a tatuaggi di cura, quasi una sorta di agopuntura.
- portava con se un intero equipaggiamento di oggetti, che seppure ridotti all'indispensabile e molto leggeri, lo rendevano perfettamente autonomo in ogni sua attività.
- si trovava al momento della morte ad un'altitudine di 3210 m, in una conca sulla Oetzaler Alpen (da lì il suo nome Oetzi)
- da quel momento in poi, il corpo di Oetzi emerge più volte dal ghiaccio, e ne viene ricoperto, in un susseguirsi di secoli più o meno freddi/caldi.
- per avere una veloce comparazione di quanto Oetzi abbia vissuto in tempi remoti, basta pensare che il suo corpo era già lì da 600 anni, quando Cheope fece edificare la Grande Piramide. di alcuni secoli successivi alla sua morte è anche il sito di Stonehenge.
- Oetzi trovò la morte in primavera. lo indicano pollini di carpinella, pianta che termina la fioritura entro giugno, trovati nel suo intestino. e portava nel suo recipiente foglie fresche di acero.
- i suoi abiti erano curati, ben cuciti, e comprendevano ogni singolo indumento utile a coprire il corpo, tutti adatti alla vita nomade e alle temperature del luogo.
- da alcuni solchi verticali trovati nelle unghie, si presume avesse avuto forti motivi di stress circa otto, tredici, e sedici settimane prima della morte.
- la morte avvenne per uccisione: Oetzi fu colpito alle spalle, da una freccia andatasi a conficcare in profondità nella spalla sinistra. la persona che lo colpì, era distante da lui, probabilmente in un punto più basso.
- probabilmente, poco prima, lui e il suo aggressore avevano combattuto corpo a corpo.
ecco.
queste le cose principali, quelle che maggiormente mi sono rimaste impresse.
si tratta di una serie di informazioni delle quali possiamo essere ragionevolmente certi.
tutto quello che invece non sappiamo è il suo mistero: perché venne aggredito? e da chi? era inseguito? cosa lo aveva così preoccupato nelle settimane precedenti alla sua morte? perché si trovava tanto in alto? era solo? stava fuggendo? da cosa?
a questo si aggiungono le mie curiosità personali. che carattere aveva? che pensieri aveva? a chi si rivolgeva nelle sue preghiere, nei suoi riti? come erano le sue giornate? era parte di un clan? e la sua tribù dove si trovava in quel momento? aveva una donna? aveva figli? o era un individuo solitario?
fondamentalmente, chi era?
ma tutto questo, in nostro antenato Oetzi, se lo è portato con sé, 5300 anni fa.
e lui invece è Domenico.
uno dei miei... 32 (giusto?) quadrisnonni.
non essendo stato oggetto di studi scientifici, posso sapere di lui solo qualcosa di certo, dato dai suoi dati anagrafici e dal numero dei figli.
qualcosa di meno certo, che mi giunge da racconti e leggende di famiglia, o dall'osservazione della sua immagine.
riassumendo fatti certi e meno certi, veniamo a sapere che:
- nonno Domenico era nato nel 1789, ed è vissuto esattamente cento anni.
- ha sempre fatto il pescatore, ed ha avuto 18 figli, l'ultimo dei quali all'età di 60 anni.
- solo 3 dei 18 figli era di sesso maschile.
- uno dei 3, Gaetano, era tra i mille di Garibaldi, morto durante la Battaglia del Volturno.
- una delle 15 femmine invece, Lucia, era la mia diretta trisavola. Lucia ebbe a sua volta 12 figli, tra i quali la mia bisnonna Orlanda. della quale ho una foto mentre tiene in braccio me appena nata.
- il soprannome di nonno Domenico era Peciocco
- con questo soprannome è protagonista di una storia stranissima e antica, fatta di streghe su barche volanti e lontane terre d'Africa.
- anche nonno Peciocco, come Oetzi, aveva gli occhi azzurri?... così mi pare di intuire dalla foto. ma forse è solo l'effetto di un'immagine troppo sbiadita.
- nella foto deve essere molto vecchio, forse già vicino ai 100 anni.
- eppure indossa ancora il suo abito da lavoro, completo di baschetto e fusciacca.
- tutto appare molto curato, seppure i vestiti mostrano segni di usura e rattoppi vari.
- cosa ci sarà scritto sulla maglia? e lo scudetto sulla sinistra cosa rappresenta? forse segni di qualche corporazione lavorativa cui apparteneva...?
- mi piace la sua barba bianca, folta, e ben tenuta.
- mi piace la posizione delle mani, composta e quieta.
- mi piace l'espressione dello sguardo, con quel mezzo sorriso di divertimento.
nonno Peciocco, te la stavi godendo un mondo eh, quel giorno, a farti immortalare dal fotografo...
ma soprattutto, avresti mai immaginato che più di 120 anni dopo una tua discendente l'avrebbe pubblicata su quella cosa strana e moderna chiamata internet?
nota: l'immagine di Oetzi, è tratta dal sito del museo archeologico dell'Alto Adige
Certo il nonno Peciocco non se lo poteva immaginare che una sua bis-bis-bis(quanti ne devo fare?)nipote avrebbe saputo scrivere delle cose così interessanti su di lui... quando ci racconterai la "storia stranissima di streghe su barche volanti" di cui è stato protagonista! Un abbraccio!
RispondiEliminaciao Cristina! la storia che ha come protagonista nonno Peciocco la puoi leggere qui:
RispondiEliminahttp://tradizioni.chelliana.it/index.php?option=com_content&view=article&id=94&Itemid=101
era una celebrità, il quadrisavolo ;)
scherzi a parte, è una storia che ho sempre sentito narrare, a casa. solo che nessuno di noi sapeva che Peciocco fosse, diciamo, uno di famiglia. lo ha scoperto mia sorella, che recentemente si è messa a fare ricerche sull'albero genealogico.
Che bello avere delle radici, e saperle innaffiare come fai tu...
RispondiEliminaQuanto mi piace leggere storie così! Ho seguito anche il link che hai segnalato tu, scoprendo che devo al buon vecchio Peciocco il piacere che provo ogni volta che mangio un cappero. Evviva Peciocco!
RispondiElimina(Spero tu abbia altre storie da raccontare, presto!)