martedì 8 marzo 2011

504 - car naval

"... In Babilonia le feste erano soprattutto i giorni critici della rivoluzione lunare (novilunio e plenilunio) e del corso del sole comparato con l'orbita lunare (solstizi ed equinozi). La più importante era quella che segnava il rinnovamento dell'anno, nei pressi dell'equinozio primaverile [...] Quel periodo di passaggio veniva presentato al popolo con una processione solenne nella quale si figuravano allegoricamente le forze del caos che contrastavano la ri-creazione, ovvero il miracolo di morte e resurrezione di Marduk (il dio salvatore). Nel corteo era rappresentata una simbolica nave provvista di due ruote su cui il dio Luna e il dio Sole percorrevano la grande via della festa -simbolo della parte superiore dello zodiaco- verso il santuario della Babilonia -la terra-.

Era il car naval [...] che ancora i nostri giorni dà nome alla festa e che conclude un vecchio anno e ne comincia uno nuovo.

Quel periodo di passaggio, lotta, caos -di cui ritroviamo gli stessi caratteri nei Saturnali romani- veniva trascorso in libertà sfrenata, in una sorta di capovolgimento dell'ordine sociale e morale. [...]

La car naval toglieva l'ancora e salpava metaforicamente, affrontando l'alto mare.

Ogni passaggio delle acque è inquietante, ambiguo, angosciante. Non è facile il viaggio: nella traversata la paura del paesaggio periglioso rende folli coloro che si imbarcano. Per questo, il car naval, venne chiamato nel medioevo anche stultifera navis, la nave dei folli. Ma questa non è una follia insensata, ha una direzione: l'altra sponda ove deve approdare il carro navale. 
Durante la navigazione il corpo del vecchio anno si frantuma [...] i ruoli sono invertiti, così come i sessi, mentre la danza collettiva [...] è l'obbedire al Gioco divino che regge il cosmo: e difatti i giochi sono tipici di questo periodo.

Si è coinvolti così in una bufera tragicomica cui non si può non partecipare [...] dove impazzire diventa obbligatorio.

Le maschere a loro volta [...] rappresentano l'epifania dei morti che riaffiorano e si confondono coi vivi in questo generale rimescolamento: terrificanti e vitali, aggrediscono, spaventano, toccano, prendono al laccio, rapiscono, si comportano da folli e buffoni. Quelle maschere sono in realtà l'epifania della morte che tutto rinnova, della tredicesima carta dei Tarocchi: al fondo di ogni autentico carnevale vi è infatti questa presenza, pur non avvertita spesso coscientemente, che lo rende tragico nella sua apparente allegra sfrenatezza. ..."
Alfredo Cattabiani - Calendario
 
***

Ogni anno mi piace andare a rileggere queste frasi, che così bene rappresentano il periodo folle e ibrido, che il mondo naturale sta vivendo. E ogni volta ritrovo in queste parole il senso della profonda malinconia insita nel carnevale. Una delle feste meno amate (tante volte l'ho sentito ripetere). 
E quell'ultima frase di Cattabiani ci rende chiaramente il significato di questo naturale e inconscio prenderne le distanze.
 
A me invece il Carnevale piace.
Mi piace proprio per questo suo senso profondo e simbolico: il carro, le acque (e infatti il segno in cui ci troviamo è quello dei pesci), la nave, la morte, la vita, il viaggio, le maschere-anime, la follia, la sfrenatezza, e la successiva purificazione che conduce alla rinascita.
E ogni anno ne scruto i segni.
E mi perdo in ricordi e pensieri.
***
elle joue avec la lune
dipinto personale, nel senso che è proprio mio tutto mio,
ovvero fatto da me per me stessa
(e anche un po' car naval)

E voi? Come vivete questi giorni dell'anno?
Euforiche? Malinconiche?
Percepite il transito del car naval?
O anche no? :)

7 commenti:

  1. Ho amato molto il carnevale quando ero piccola. Mia mamma mi aveva fatto un vestito da ussaro (?!) e io finalmente, sotto il travestimento, potevo vincere la mia timidezza e incontrare quel mondo dei "maschi" che, insieme, mi affascinava e mi divertiva. Ora il vestito da ussaro non ce l'ho più e il carnevale mi mette addosso la nostalgia per l'impossibilità di lasciarsi andare, di abbandonarsi al sogno e alla libertà della maschera.

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  2. Anche io da bambina amavo molto il Carnevale.
    La mia mamma, invece che un vestito da ussaro, mi aveva fatto un sontuoso abito da "damina", tutto rosa, con una gonna a balze e il corpetto con le maniche a sbuffo. A ripensarci adesso mi vengono i brividi per il raccapriccio, ma ricordo bene che da bambina mi sentivo splendida in quella nuvola rosa.
    La mia mamma mi aveva anche comprato una parrucca bianca stile Maria Antonietta e prima di lasciarmi uscire mi faceva sempre un neo finto sulla guancia con la sua matita per gli occhi - che usava una volta l'anno, a questo scopo (non si è mai truccata, che io ricordi).
    Le scarpe, però, non erano mai adatte: non avevo scarpe da "bambina" e tanto meno da dama del '700, dunque spesso ai piedi avevo le scarpe da ginnastica o quelle che a casa mia si chiamavano "polacchette", marroni, coi lacci.
    Altro che raccapriccio! Eppure ero sempre così felice con quella bomboniera addosso!
    Adesso il Carnevale mi fa molta malinconia, soprattutto per quell'atmosfera forzatamente allegra che spesso lo pervade e poche cose mi mettono maggiormente tristezza che la sfilata dei carri a Viareggio o a Rio de Janeiro.
    (L'ho acquistato poi questo libro di Cattabiani; aspetto che me lo consegnino!)

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  3. i ricordi del carnevale da bambina mi pervadono di tenerezza, ma ora che sono adulta partecipo da spettatrice interessata e affascinata da quelle sculture di carta pesta create da artigiani che tutto vogliono esprimere tranne malinconia e tristezza! sono carri allegorici, ironici e sottointendono la voglia di suscitare riso e allegria! ma non c'è nessuna forzatura nel voler far ridere, probabilmente non si è capito il valore intrinseco del carnevale viareggino che altro non vuole che far divertire! q uindi un invito a tutti a rivederlo nella giusta luce,con affetto una viareggina

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  4. ah beh, ma qui abbiamo un ussaro, una dama rosa con tanto di neo e una viareggina! direi che come carnevale siamo più che a posto :)
    grazie a tutte e tre!

    ilaria: sicuramente il carnevale di viareggio è unico e inimitabile. e il suo successo ne è la riprova. (è bello leggere con quale passione viareggina ne parli :))
    e il mio discorso sulla malinconia legata al periodo stagionale (una malinconia bella, sia inteso) che mi capita di sentire per e durante questa festa (il carnevale in generale, che io, in ogni modo, personalmente adoro) certamente non lo sminuisce neanche di una virgola. un caro saluto :)

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  5. ogni anno mia mamma mi cuciva un vestitino diverso e ogni anno mi chiedeva "da cosa vuoi mascherarti quest'anno?" ma già allora provavo una sensazione "strana" nei confronti del carnevale, una sorta di timore, come se ci fosse qualcosa di terribilmente malinconico...
    ora che leggo le cose che hai scritto la cosa mi è chiara! e ti ringrazio per questo, perchè riesco a rivalutare e a dare un significato ad una festa che mi ha sempre trasmesso inquietudine: bene, è giusta quella inquietudine, probabilmente ce l'abbiamo dentro, come un istinto...come in tutti i momenti di "passaggio" (la primavera stessa pur nella sua bellezza, spesso mi da un senso di struggimento)

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  6. sara: è proprio così, un istinto, qualcosa di ancestrale... mi fa piacere le parole di Cattabiani ti abbiano aiutato a chiarirlo, le ho volute postare proprio per questo, perché anche per me erano state illuminanti. un caro saluto!

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  7. Meraviglioso questo personalissimo dipinto! Mi soffermo quindi su questo post per lasciarti un saluto durante l'ennesima rilassante passeggiata tra i tuoi post... arrivederci alla prossima!

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grazie per i commenti che lascerete :)
seppure non sempre riuscirò a rispondere personalmente a tutti, sappiate che apprezzo molto che qualcuno decida di spendere un po'; del suo tempo a farlo.
tiziana

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